Boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese (PMI) dello “Stivale”, spina dorsale del nostro settore produttivo che negli ultimi due anni ha dimostrato più di qualche difficoltà in conseguenza della crisi economica: il problema, nella maggior parte dei casi, si è manifestato a causa di ritardi nei pagamenti da parte dei colossi clienti e, contestualmente, nella stretta al credito accordato dalle banche; una tenaglia che ha rischiato di stritolare il comparto e, con esso, soffocare il neonato (la ripresa) nella culla di logiche di attenzione e prudenza. Con il via libera, giunto nel finale della scorsa settimana dalla Banca d’Italia, alla Società di Gestione del Fondo Pmi, di cui è stato approvato anche il regolamento, la situazione per la piccola e media imprenditoria nazionale comincia a volgere verso il sereno.
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Microcredito: crescita esponenziale in Italia
Un aumento del 500% risulta un dato particolarmente significativo per una pratica diffusa, fino a poco tempo fa, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma che ha ormai preso piede anche in Italia. Il microcredito infatti nasce dalla difficoltà di accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione. Nei paesi in via di sviluppo infatti non é facile accedere al prestito bancario a causa dell’inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle microdimensioni imprenditoriali, per questa ragione sono nate aziende che offrono microcredito rivolto quindi a microimprese in fase d’avvio o già costituite, a elevato rischio finanziario e con oggettive difficoltà di accesso al credito.
Basilea III: Bankitalia stoppa le polemiche
Basilea III: questa sconosciuta. Già, perché sapevamo di una “Milano Due” e di una “Milano Tre”, quartieri modello dell’hinterland meneghino, ma le “gemmazioni” di Basilea, tranquilla città svizzera, proprio ci erano sfuggite. In effetti Basilea III non è un piano urbanistico, bensì un accordo tra banche ed istituzioni che prevede, come accusano le associazioni degli imprenditori, significative “strette” al credito, già non poco vincolato da una serie di paletti che, se da un lato ne rendono efficace il controllo e cercano di evitarne gli eccessi, dall’altro hanno aumentato la difficoltà di accesso. Il tutto, in un particolare momento storico segnato da una crisi economica dalla quale è possibile uscire solo tornando a produrre, cioè ad investire, anche se Basilea III (è l’accusa) riduce i margini di manovra in tal senso.
Obama rilancia: “Crisi non alle spalle, ma la direzione è giusta”
Duole ammetterlo, ancora di più dal momento che la proposta (anche grazie al tam tam mediatico che ne era seguito) aveva stregato pure noi. Eppure, Barack Obama si sta rivelando un Presidente degli Stati Uniti ben al di sotto delle aspettative, problema di non poco impatto in un momento che per la sua difficoltà avrebbe richiesto decisioni anche impopolari. Il nostro, grande oratore, ci riprova ora, con l’audience ad augurarsi che non sia un nuovo fuoco di paglia. Si parla di economia, di crisi e di strategie d’uscita, un terreno sul quale gli americani non stanno dimostrando di essere granché bravi in questi ultimi anni…
Prestiti: anche gli italiani sono sempre più indebitati, Roma e Milano capofila
Ci siamo fatti a lungo coraggio constatando che, se non altro, a fronte di un debito pubblico di proporzioni spaventose (quello dell’Italia) c’era un popolo (gli italiani) votato invece al risparmio, avverso all’indebitamento e – dunque – più stabile nell’affrontare il periglioso mare della crisi economica. È di questi giorni, invece, la notizia secondo cui l’indebitamento medio delle famiglie ha toccato, nel dicembre del 2009, i 15.930 euro, con un aumento di ben 863 euro rispetto all’anno precedente. A calcolare il dato è stata la CGIA di Mestre, che ha preso in considerazione sia l’indebitamento derivante dall’accensione di mutui per l’acquisto di abitazioni che quello dovuto a prestiti per l’acquisto di beni mobili.
Banche USA, altri due fallimenti: è un 110 senza lode
Oramai si è perso il conto, ma non è certo un bel segnale. C’è chi dice 111, e noi siamo di questo partito; c’è chi ritocca il dato al ribasso e rilancia: 110! La verità è che se anche fosse vera questa seconda ipotesi, non ci sarebbe lode ma solo infamia in questo dato, relativo al numero delle banche che sono fallite negli Stati Uniti in questo 2010 che ancora ha molto da raccontare. Le ultime due vittime della crisi economica e delle sue spaventose conseguenze sull’economia mondiale sono state Palos Bank e Trust Company: con i fallimenti di questi due istituti, è salito a 111 (o 110 senza lode) vittime il bilancio della carneficina finanziaria innescata nel 2008 con l’evento-simbolo rappresentato dal crack Lehmann Brothers.
Banche Italiane “3 volte meno esposte sull’Estero” rispetto alla media UE
Le banche italiane sono tre volte meno esposte sull’estero rispetto alle – concorrenti – “cugine” europee. E’ quanto emerge dall’ultima analisi effettuata dal Centro Studi dell’Abi, che nel Rapporto AFO – Financial Outlook, fresco di stampa, ha messo sotto la lente d’ingrandimento l’esposizione bancaria degli istituti italiani ed europei sui mercati esteri. Un’altra buona notizia per noi risparmiatori del “Bel Paese”, quindi, dopo che anche gli stress test (simulazioni della capacità di reazione degli istituti a ipotetiche situazioni di crisi finanziaria tra le peggiori che si possano immaginare) avevano prodotto risultati incoraggianti, con tutti gli istituti indagati capaci di strappare una – più o meno ampia – sufficienza.
Tassi d’Interesse: Europa e USA non cambiano. Non ancora…
Non è cambiato nulla, sintomo del fatto che la terapia d’urto non può ancora dirsi conclusa. Ma c’è – anche – dell’altro: a quanto pare, infatti, nulla cambierà ancora per alcuni mesi, benché la stabilizzazione del malato proceda come da programmi ed a parte il sussulto greco dell’aprile scorso non si siano verificati altri gravi casi di “emorragia interna” di grave entità. Perché il corpo di quella che dovrebbe nascere come nazione europea, sebbene politici ed analisti dicano che è necessaria una “nuova fase” altrimenti il sogno della costruzione di uno stato unitario andrà in frantumi, è un po’ come un organismo vivente: tante “parti”, tutte altrettanto importanti, alcune più esposte di altre al rischio di perdere efficienza e dover essere monitorate.
Prestiti Personali: 2010 in calo, ma crescono gli importi
Un dato ed un’analisi. Del resto, il blog si differenzia da un sito tradizionale di informazione perché alla notizia oggettiva, relegata a poche righe, affianca un commento (soggettivo) dell’autore. In questo caso specifico non v’è, per chi scrive, occasione più propizia per l’espressione di un modo – del tutto personale – di pensare rispetto all’argomento prestiti personali, grandissimo protagonista di questo bassitassi.com. Il dato, che già avevamo accennato altrove pur senza dedicargli l’approfondimento che invece gli accorderemo in questo post, è il seguente: la domanda dei prestiti, nel suo aggregato di prestiti personali e prestiti finalizzati, ha fatto registrare nel primo semestre 2010 in Italia un calo del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Mutuo senza spese accessorie: Crea Free di Creacasa
Spesso capita, per chi deve acquistare, ristrutturare o costruire la casa con un mutuo, di valutare proposte di finanziamento immobiliare che offrono tassi particolarmente vantaggiosi; pur tuttavia, le spese accessorie legate alla stipula del contratto possono poi rendere complessivamente la proposta poco vantaggiosa visto che spesso i costi cui il mutuatario deve far fronte sono molto elevati. Ebbene, nel panorama italiano dei mutui ci sono però alcuni prodotti senza spese accessorie, tra cui “Crea Free“, il mutuo senza spese accessorie che è stato ideato da Creacasa, la società appartenente al Gruppo bancario Credem – Credito Emiliano. Con Crea Free di Creacasa il cliente a fronte di zero spese accessorie può scegliere infatti di accendere il mutuo con la formula a tasso fisso, oppure con quella a tasso variabile o misto non solo per l’acquisto di immobili, ma anche per la loro costruzione o ristrutturazione.
Finanziamenti innovativi per le PMI della Liguria
Nella Regione Liguria l’Amministrazione è scesa nuovamente in campo a sostegno dell’economia, ed in particolare del sistema delle piccole e medie imprese, attraverso uno stanziamento da 21 milioni di euro per aiutare le PMI che hanno difficoltà nell’accesso al credito e/o che sono sottocapitalizzate a causa della crisi. Le risorse stanziate, tra l’altro, in accordo con quanto dichiarato ed anticipato da Renzo Guccinelli, Assessore regionale allo Sviluppo economico, diventeranno nel prossimo mese di settembre 30 milioni di euro a seguito dell’assestamento di bilancio che sarà effettuato dalla Regione Liguria. Gli interventi in aiuto delle PMI sono innovativi in quanto si punta a rispondere ai bisogni di liquidità delle piccole e medie imprese attraverso la formula del venture capital e del private equity che garantisca al sistema imprenditoriale regionale sia la nascita di nuove realtà, sia lo sviluppo delle aziende già presenti sul territorio regionale. In particolare, le risorse messe sul piatto andranno a finanziare due specifici Fondi che saranno costituiti allo scopo.
UniCredit: 4.700 esuberi. Il Ministro Sacconi: “No atti unilaterali”
Unicredit prevede di tagliare 4.700 posti di lavoro nel triennio 2011-2013. Lo comunica il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, dopo l’incontro di ieri tra l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, e i sindacati, in cui è iniziato il confronto per definire il percorso teso a raggiungere l’obiettivo di tagli del personale previsto nel piano di riorganizzazione. Per Sileoni, UniCredit è stata “contagiata” dall'”effetto Marchionne” e “si pone politicamente e contrattualmente fuori da quella concertazione recentemente rivendicata dal nuovo presidente dell’Abi”, Giuseppe Mussari. Lo stesso Mussari e Micheli, ricorda Sileoni, alla stampa hanno dichiarato che “il modello industriale del settore del credito è e rimarrà concertativo”.
Finanziamenti imprese: Abi, Pmi al centro del sostegno bancario
Nel nostro Paese i livelli di credito alle imprese sono rimasti adeguati anche in tempi di crisi. Ad affermarlo è l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, sottolineando come in Italia l’andamento sia stato migliore rispetto alla media europea, e come la piccola e media impresa sia rimasta al centro del sostegno bancario. Queste considerazioni, in particolare, emergono dall’Osservatorio permanente sui rapporti banche-imprese che, per quel che riguarda lo scorso mese di maggio, ha rilevato un andamento su base annua dei finanziamenti alle imprese in calo dell’1,5% ma con una dinamica crescente rispetto al -3,1% segnata nel gennaio di quest’anno. E se alla fine dello scorso mese di aprile i finanziamenti alle piccole imprese, quelle con un massimo di venti dipendenti, hanno fatto registrare una contrazione dell’1,1%, quelli alle imprese con oltre venti addetti sono scesi del 5% circa.
Banche USA, altri 5 fallimenti: il record 2009 vacilla
Anche in questo specifico ambito, possiamo fare meglio rispetto all’anno precedente. Peccato, però, che si tratti di una classifica “alla rovescia”, basata sul conto delle banche che hanno dichiarato fallimento a partire dallo scorso primo gennaio. È un po’ come sgranare la corona di un infinito Rosario: per chi non crede, ma magari si ritrova ad ascoltarlo mentre sta onorando la memoria di un caro, esso è una preghiera interminabile, che proprio quando sembra essere finita ritrova nuovo vigore e comincia con un nuovo ciclo di narrazioni, invocazioni e dialoghi mistici. Del resto nell’ambito specifico delle banche, a valere è una spietata selezione naturale: il più forte, il più robusto, il più adatto sopravvive; il più piccolo ed indifeso, invece, è destinato a soccombere, “mangiato” dal pesce grosso.