Rispetto alle 117 mila di fine dicembre 2009, le domande da parte delle piccole e medie imprese per l’accesso alla moratoria sui debiti bancari sono aumentate a quota 136 mila alla fine dello scorso mese di gennaio 2010. A fornire il dato è stata l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, sottolineando in particolare come solamente il 2% delle domande esaminate dagli Istituti di credito non sia stato accolto. L’accesso alla moratoria da parte delle piccole e medie imprese è diffuso attraverso il canale bancario se si considera che ad aderire all’Avviso comune dell’ABI è stato il 98% del totale degli sportelli bancari in Italia per un totale di ben 584 banche. E così, in accordo con quanto dichiarato da Corrado Faissola, Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, da gennaio scorso la sospensione della quota capitale dei debiti bancari, che le piccole e medie imprese avrebbero dovuto restituire, ha lasciato nelle casse delle PMI ben otto miliardi di euro di liquidità.
News
Microcredito agevolato nella Regione Toscana
E’ partito oggi, 1 marzo 2010, nella Regione Toscana, un importante progetto di accesso al credito finalizzato a sostenere a livello finanziario le famiglie che sono in difficoltà; l’Amministrazione regionale, infatti, avvalendosi della collaborazione delle Misericordie, Arci, Fondazione Antiusura, Anpas e Caritas, ha avviato un progetto di microcredito agevolato al fine di poter concedere piccoli prestiti a tasso agevolato e rimborsabili in piccole rate fino a durate pari a ben cinque anni. Al fine di individuare le famiglie in difficoltà sul territorio regionale, che non riescono più a far quadrare il proprio bilancio, ci sono ben 85 Centri di Ascolto ai quali ci si potrà rivolgere. L’intervento della Regione, tra l’altro, consiste nell’offrire alle banche la garanzia gratuita sui prestiti, per una quota fino all’80% dell’importo erogato, al fine di concedere credito per massimi 4.000 euro ad un tasso medio agevolato e pari all’incirca al 4/5% in modo da poter pagare mensilmente, con un piano di ammortamento fino a cinque anni, una rata pari all’incirca a 70/80 euro.
La Federconsumatori chiede sconti alle famiglie con reddito fisso
Basta sconti agli evasori, ai poteri forti e ai commercianti: anche le famiglie a reddito fisso pretendono la detassazione. È quanto richiesto dalla Federconsumatori che pubblica sul sito ufficiale dell’associazione una nota in cui chiede al Fisco di puntare l’attenzione sulla famiglie, piuttosto che continuare ad aiutare i soliti noti. “Dopo aver dato soldi a banche e imprese e dopo aver salvaguardato gli interessi degli evasori tassando solo per il 5 per cento ingenti risorse, il cerchio si chiude stabilendo importanti sconti agli studi di settore per commercianti e artigiani i quali dichiarano – quando dichiarano – cifre irrisorie inferiori al reddito di un operaio alla catena di montaggio” si legge nel comunicato che punta il dito sulle nuove misure fiscali che premiano i commercianti a discapito delle famiglie a reddito fisso.
Finanziamento lungo termine per ristrutturazione fabbricati rurali
Al fine di sostenere l’attività e gli investimenti delle imprese agricole che accedono ai Piani di Sviluppo Rurale, il gruppo bancario europeo Unicredit Group ha ideato il “Finanziamento Piano di Sviluppo Rurale” che permette all’azienda del settore di coprire la quota parte di investimenti non prevista dal P.S.R. Il finanziamento, avente una durata massima pari a cinque anni, può essere erogato da Unicredit Group a favore dell’impresa agricola per finalità legate, tra l’altro, alla ristrutturazione di fabbricati rurali, sistemazione di terreni agricoli, ed interventi atti a migliorare in generale l’attività aziendale senza l’esclusione di investimenti in beni strumentali quali le attrezzature ed i macchinari. Trattasi quindi di un finanziamento a lungo termine che Unicredit può erogare alle imprese agricole costituite in qualsiasi forma a patto però che le finalità siano facenti parte di un Piano di Sviluppo Rurale.
Banche al supermercato, via dal 1° marzo
Acqua, latte, uova. E un conto corrente. Al supermercato. Che dal primo marzo potranno essere aperti anche al supermarket. Arrivano infatti pure in Italia le nuove regole per i servizi di pagamento volute dall’Ue e introdotte nel testo unico bancario dal decreto legislativo approvato a fine gennaio. La Banca d’Italia ha pubblicato la normativa di vigilanza relativa a questa nuova forma di intermediari che si chiamano “istituti di pagamento”. Si tratta di un ibrido tra banca ed altro. In questi istituti, infatti, non si trattano titoli, né mutui. Ma si potranno accendere “conti di pagamento“, strumenti diversi dai normali conti correnti, attraverso i quali sarà comunque possibile fare diverse operazioni. Si potrà fare quasi tutto: prelevare, versare, pagare bollette, mandare soldi all’estero, pagare con i telefonini e con il computer.
Banche e PMI Firenze: forte richiesta di credito
L’anno scorso in Provincia di Firenze oltre sette piccole e medie imprese su dieci che hanno chiesto credito al canale bancario lo hanno fatto con la finalità di far fronte sia ad esigenze di affidamento a breve termine, sia per esigenze di liquidità. A rilevarlo è stata la Confartigianato Imprese Firenze attraverso il proprio Osservatorio Permanente che è stato istituito col fine di monitorare il rapporto tra le PMI artigianali e commerciali di Firenze e Provincia ed il sistema bancario. Sul territorio dell’area fiorentina c’è ancora quindi tanta ma tanta fame di credito, a causa della crisi finanziaria ed economica, se si considera che, in accordo con i dati forniti dall’Osservatorio dell’Associazione degli artigiani fiorentini, la richiesta di credito nel 2009 è cresciuta del 104,6%; ma la tendenza rimane forte anche riferita all’ultimo quarto dello scorso anno, quando le richieste a livello congiunturale sono cresciute del 57,9% rispetto al trimestre precedente.
Tetto agli stipendi dei manager, via la norma della discordia
Colpo di spugna. L’immagine, a nostro avviso, è più efficace rispetto ad altre per rendere l’idea dell’inversione di rotta che c’è stata in Parlamento sulla questione del tetto agli stipendi dei manager. Cancellato con un voto, tale per cui le retribuzioni dei dirigenti sono tornate ad essere, benché in fin dei conti nulla mai sia cambiato, regolate dal mercato e non per Legge. La commissione Finanze della Camera, con il parere favorevole del Pd e dell’Udc (l’Idv, che aveva proposto l’inserimento del subemendamento, era assente), ha infatti approvato un emendamento del relatore alla Legge comunitaria 2009 che cancella i paletti fissati durante l’esame al Senato.
Conto package agricoltura light di Unicredit
Si chiama “Conto Corrente Agricoltura Light“, ed è il conto corrente ideato dal Gruppo bancario europeo Unicredit per le imprese che, in possesso di partita IVA, operano nel comparto agricolo ed in quello agro-meccanico, e vogliono fruire di servizi bancari con un’operatività di base garantita e con costi da tenere strettamente sotto controllo. Il conto package agricoltura light di Unicredit costa infatti all’impresa agricola solamente 8,75 euro al mese, e comprende, innanzi tutto, un anno di conto corrente a zero canone per il titolare dell’impresa che ne apre uno della gamma consumer “Genius Family“. Nel canone mensile del conto package agricoltura light di Unicredit ci sono compresi anche i libretti degli assegni, senza alcun limite, il servizio Web dei “Documenti Online per azienda”, le disposizioni di addebito in conto per il pagamento di tutte le utenze, zero spese postali per l’invio della corrispondenza, nessuna spesa per la chiusura trimestrale e zero spese di scrittura fino a 20 operazioni effettuate in ogni trimestre solare.
Conti corrente, c’è un nuovo rivale: nasce l’istituto di pagamento, supermercati in prima linea nella gestione dei vostri risparmi
1 marzo 2010, una data che potremmo essere costretti a ricordare a lungo. Una data che, più di noi, dovranno forse tener presente le banche “tradizionali” e Poste Italiane, dal momento che cadrà ufficialmente l’esclusiva, della quale questi soggetti hanno usufruito sin qui, dei servizi di pagamento. Si potranno, dunque, aprire conti anche presso le catene della grande distribuzione, le società telefoniche e quelle di servizi. Nessuno è escluso, porte aperte anche dall’estero. Benché non siano veri e propri conti corrente, quelli voluti dall’Unione europea e battezzati con il nome di “conti di pagamento” sono strumenti che si avvicinano sensibilmente ai prodotti di risparmio tradizionale. Andiamo a scoprirli…
Conti correnti: arrivano i profili per clienti-tipo
Riuscire a confrontare nel nostro Paese i conti correnti in termini di costo non è molto facile. Un conto a pacchetto offerto da una banca infatti, non è quasi mai confrontabile con quello di un’altra banca, ed anche quando il costo è lo stesso, i servizi inclusi sono differenti con la conseguenza che è difficile poter valutare in maniera immediata la convenienza se non andando a leggersi i fogli informativi. Ebbene, ben presto questo problema potrebbe essere risolto visto che la Banca d’Italia punta ad obbligare gli Istituti di credito a definire degli indici sintetici di costo considerando sei clienti-tipo per i conti cosiddetti “package”, ed un indice sintetico di costo per il cliente-tipo che utilizza il conto corrente cosiddetto a tariffazione, ovverosia con costi crescenti in funzione della frequenza di utilizzo dei servizi.
Prestiti e finanziamenti, le famiglie italiane hanno scelto: -11,3% nel 2009
C’è una notizia buona e una cattiva: quale volete sapere per prima? Facciamo che ve le diciamo entrambe, se non altro perché sono due versanti di una stessa montagna per fortuna erosa dagli sferzanti venti della crisi economica e dell’oculatezza del risparmiatore italiano: la notizia buona è che le famiglie italiane sembrano aver capito la lezione, e lo hanno dimostrato smettendo di richiedere prestiti personali per acquistare automobili e motociclette ma anche vacanze da sogno o elettrodomestici; la notizia cattiva è che l’unico comparto del credito che continua a tirare è quello dei prestiti ai pensionati, una categoria che in controtendenza continua ad indebitarsi con un ritmo di crescita per certi versi spaventoso.
Finanziamenti: quelli alle piccole imprese tornano a crescere
L’erogazione del credito a favore delle famiglie produttrici, ovverosia le società di fatto, le società semplici, e le imprese individuali con un numero di addetti fino a cinque, registra segnali di miglioramento nel nostro Paese. Questo è quanto, in particolare, emerge da un’indagine che a Bologna hanno presentato congiuntamente la Confartigianato ed il colosso bancario europeo Unicredit Group; in particolare, nel dicembre dell’anno scorso i finanziamenti alle piccole imprese sono aumentati dell’1,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno dopo che, sia nel 2008, sia nell’intero 2009, il livello dei finanziamenti bancari a sostegno del sistema produttivo ha segnato il passo. L’indagine presentata a Bologna ha da un lato fatto il punto sul contesto congiunturale, e dall’altro sono state tracciate le linee guida e le strategie per il rilancio.
Toscana: prestiti PMI per pagare gli stipendi
A sostegno dell’occupazione, dei lavoratori e delle piccole e medie imprese toscane che, pur essendo in difficoltà, hanno delle buone prospettive e ottime chance per tornare a “ruggire” con la ripresa dell’economia italiana, la Regione ha messo a punto una importante misura, unica nel suo genere in Italia. Trattasi, nello specifico, della concessione ed erogazione di finanziamenti alle piccole e medie imprese operanti sul territorio al fine di pagare gli stipendi per un periodo pari a ben dodici mesi; il tutto però a patto che l’azienda beneficiaria del credito mantenga i livelli occupazionali, ovverosia che non tagli nemmeno un posto di lavoro. Questa novità a sostegno delle imprese e dei lavoratori in Toscana partirà orientativamente per la metà del prossimo mese, con i finanziamenti che saranno garantiti da Fidi Toscana, la società finanziaria di cui la Regione detiene una quota del 40%.
Scudo fiscale, rientro solo per 35 miliardi
Molto meno, a sorpresa. I soldi rientrati grazie allo scudo fiscale sono molti meno di quanto annunciato. Non i 95 miliardi previsti e sperati, frutto dell’operazione “scudo fiscale 1” conclusa il 15 dicembre dello scorso anno. Ma solo – si fa per dire – 34,9 miliardi, ovvero al 41 per cento degli 85 miliardi totalizzati complessivamente dalla prima fase dello scudo (si arriva a 95 solo tendendo conto di oro e gioielli, delle micro-operazioni e dei rientri differiti per particolari ostacoli procedurali).