Tetto agli stipendi dei manager, via la norma della discordia

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Colpo di spugna. L’immagine, a nostro avviso, è più efficace rispetto ad altre per rendere l’idea dell’inversione di rotta che c’è stata in Parlamento sulla questione del tetto agli stipendi dei manager. Cancellato con un voto, tale per cui le retribuzioni dei dirigenti sono tornate ad essere, benché in fin dei conti nulla mai sia cambiato, regolate dal mercato e non per Legge. La commissione Finanze della Camera, con il parere favorevole del Pd e dell’Udc (l’Idv, che aveva proposto l’inserimento del subemendamento, era assente), ha infatti approvato un emendamento del relatore alla Legge comunitaria 2009 che cancella i paletti fissati durante l’esame al Senato.

Come ha spiegato il relatore del disegno di Legge, Gerardo Soglia (sul suo cognome potremmo aprire una simpatica disquisizione, trattandosi di colui il quale la “soglia” è riuscito a farla eliminare) “Era una norma incostituzionale e demagogica, da stato stalinista”; eppure il voto favorevole in materia, chissà se per distrazione o per reale convincimento, era stato bipartisan. Più morbido il democratico Francesco Boccia (altro cognome, per certi versi, “profetico”), secondo il quale “Il voto in commissione è legato esclusivamente a un aspetto tecnico di conformità con una direttiva europea”, ferma restando la battaglia per trovare un escamotage in grado di calmierare gli stipendi di quelle aziende che sono state sostenute dalla mano pubblica durante la crisi.

“Il rischio – spiega Soglia in un accesso di razionalità che è strano attendersi da un deputato capace anche di frasi come quelle sopra riportate – è che così facendo (cioè con il tetto, ndr) si crei un danno, favorendo la fuga di chi sa fare il proprio lavoro, e quindi ha un mercato, verso il privato o all’estero”. Un paletto, comunque, la maggioranza ha deciso di lasciarlo in piedi, mettendo nero su bianco l’invito ai big degli istituti bancari “a fare in modo che le loro retribuzioni non siano in contrasto con le politiche di prudente gestione del rischio della banca e con le sue strategie di lungo periodo”. Moral suasion: sarà sufficiente?