Scudo fiscale, rientro solo per 35 miliardi

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Molto meno, a sorpresa. I soldi rientrati grazie allo scudo fiscale sono molti meno di quanto annunciato. Non i 95 miliardi previsti e sperati, frutto dell’operazione “scudo fiscale 1” conclusa il 15 dicembre dello scorso anno. Ma solo – si fa per dire – 34,9 miliardi, ovvero al 41 per cento degli 85 miliardi totalizzati complessivamente dalla prima fase dello scudo (si arriva a 95 solo tendendo conto di oro e gioielli, delle micro-operazioni e dei rientri differiti per particolari ostacoli procedurali). C’è pessimismo al Tesoro che in un comunicato della fine dello scorso anno parlava di «rimpatri effettivi» pari al 98 per cento dei 95 miliardi “scudati”. A rendere possibile un bilancio più approfondito e veritiero dell’operazione scudo fiscale sono stati i dati diffusi nei giorni scorsi dalla Banca d’Italia. Ma come è possibile una forbice così ampia? Per capire come sono andate effettivamente le cose bisogna considerare che per poter aderire allo scudo fiscale ci sono tre vie: la regolarizzazione (si tengono i capitali all’estero presso un intermediario straniero e si denunciano al fisco); il rimpatrio giuridico, cioè si lasciano i capitali investiti in attività estere ma li si affida in gestione ad un intermediario italiano; ed infine il rimpatrio con liquidazione: ovvero si vendono le attività estere e si portano fisicamente i soldi in Italia. E solo questa operazione mette a disposizione denaro fresco da portare (o riportare) in Italia. Se poi si considera che le prime due opzioni hanno raccolto il 60 percento delle preferenze, i conti sono presto fatti.  Lo «straordinario successo, segno di forza della nostra economia e di fiducia dell’Italia», così come presentato da Tremonti, viene ridimensionato e non poco. Anche alla luce dei dati di Bankitalia. Qualche curiosità: dalle statistiche di emerge anche il tipo di attività in cui avevano investito evasori ed esportatori di capitali all’estero. La maggior parte dei soldi stava in depositi di conto corrente. Seguono poi le obbligazioni sicure. Poi via a scalare con quelle pericolose e pericolosissime, fino alle multiproprietà. C’è di tutto, insomma al di là delle Alpi.