Mentre il prezzo del petrolio continua ad essere piuttosto volatile e ad oscillare tra improvvisi rialzi e pesanti ribassi e mentre l’intero mondo della finanza teme per il pericolo rappresentato dal crollo del rublo, per il momento solo scampato, arrivano almeno buone notizie da oltreoceano, dove la FED ha tenuto la sua riunione conclusiva di fine anno, in seguito alla quale è stato deciso l’andamento della politica monetaria per gli Stati Uniti. Andamento che non mancherà di avere importanti ripercussioni a livello globale, Europa compresa.
costo del denaro
La FED prevede un aumento del costo del denaro nel 2015
Nel corso del 2015 il costo del denaro, oggi ai minimi storici soprattutto in Europa potrebbe tornare ad aumentare in seguito ad un globale miglioramento dell’economia. Lo prevede la FED, la Federal Reserve americana, la quale ha emesso nuove previsioni per il prossimo anno in seguito all’analisi dei dati del mese di settembre 2014, in cui, almeno in America, il tasso di disoccupazione della popolazione è sceso per la prima volta sotto la soglia del 6 per cento.
La BCE lascia invariato il costo del denaro e spinge sulle riforme
E’ caduto proprio nel corso di questa settimana l’attesa riunione del direttivo della BCE, che ha nuovamente fatto il punto sulla politica monetaria seguita dall’Istituto e sull’andamento dell’economia dei paesi europei, tra cui l’Italia. In merito al fronte euro e al costo del denaro, dopo gli ultimi straordinari interventi del mese di giugno 2014, il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea non ha ritenuto necessario apportare modifiche di sorta alle precedenti decisioni.
Leggera ripresa per i mutui grazie alla riduzione del costo del denaro
In un post pubblicato in precedenza abbiamo visto che nel corso del mese di aprile 2014 il mercato del credito italiano ha fatto segnare ancora una serie di risultati negativi, perché i prestiti e i finanziamenti erogati a famiglie e imprese da parte di banche e istituti di credito sono continuati a calare. E’ questa infatti la fotografia scattata dalla Banca d’Italia in merito al proliferare del credit crunch che si sta verificando in Italia in questi mesi.
La BCE lascia invariati i tassi di interesse sullo 0,25%
Nessuna modifica ai tassi di interesse per la Banca Centrale Europea dopo gli ultimi aggiornamenti arrivati a metà novembre. Il Presidente dell’Istituto di Francoforte, Mario Draghi, ha infatti confermato che il costo del denaro non subirà modifiche almeno per il momento.
Mario Draghi difende l’ultimo taglio dei tassi di interesse
Nel corso di una conferenza che si è recentemente tenuta a Francoforte, Mario Draghi, il presidente della Banca Centrale Europea, ha avuto modo di parlare della situazione economica dell’Eurozona e ha con l’occasione difeso il recente taglio dei tassi di interesse operato dall’Istituto.
La BCE apre alla guerra delle valute con l’ultimo taglio dei tassi
E’ arrivata giovedì scorso, 7 novembre, la decisione della Banca Centrale Europea, BCE, di abbassare ulteriormente il costo del denaro, portandolo al suo minimo storico dello 0,25% e tagliando, contemporaneamente anche tutti i tassi di interesse che all’Istituto di Francoforte fanno riferimento. Secondo gli analisti internazionali, tuttavia, questa decisione potrebbe avere importanti ripercussioni nel mondo finanziario ed economico.
Il tasso della BCE si allinea con l’Euribor
Come abbiamo visto anche nel post pubblicato in precedenza, ancora una volta la Banca Centrale Europea – BCE – ha tagliato il costo del denaro, portando il tasso di interesse ad un livello dello 0,25% e facendo segnare un ulteriore minimo storico. Questo intervento, però, è anche servito ad allineare il tasso della BCE con l’Euribor.
La Banca Centrale Europea taglia il costo del denaro allo 0,25%
Come anticipato anche nei giorni passati, arriva da parte della BCE, la Banca Centrale Europea, una nuova operazione sul costo del denaro, che viene ulteriormente abbassato ad un tasso di interesse dell0 0,25%. Ancora una volta, dunque, il costo del denaro tocca il minimo storico.
Quale impatto dalle variazioni dei tassi su mutui e conti deposito
L’andamento dei tassi di interesse di mercato è in grado di influenzare sensibilmente il livello dei tassi di tutte quelle operazioni che prevedono l’adeguamento periodico del costo di finanziamento, che di solito è legato ai tassi interbancari più importanti come l’Euribor (per il mercato europeo) e l’Usd Libor (per il mercato americano). Rientrano in questa categoria i finanziamenti concessi dalle banche e le società finanziarie, i mutui per l’acquisto della casa, i tassi sui conti correnti e sui conti deposito e così via.
Rinegoziazione mutuo tasso variabile e Decreto Sviluppo
Con la recente approvazione del Decreto Sviluppo sono arrivate alcune novità che coinvolgono e riguardano le famiglie che in questo momento stanno pagando un mutuo a tasso variabile, e sono in difficoltà con il pagamento della rata mensile visto che la tendenza del costo del denaro è rialzista. Nel Decreto, in particolare, viene introdotta la possibilità per le famiglie di andare a rinegoziare con la banca il mutuo variabile in modo tale da “convertirlo” in un finanziamento ipotecario a rata e durata costante, ovverosia a tasso fisso. Ma conviene? Ebbene, la Federconsumatori nei giorni scorsi si è espressa sulla misura introdotta nel Decreto Sviluppo, bollandola in tutto e per tutto come l’ennesimo regalo agli istituti di credito. Insomma, la misura di aiuto e sostegno alle famiglie è uno specchietto per le allodole visto che il passaggio dal tasso variabile al tasso fisso comporta un inasprimento della spesa per interessi.
Euribor e mutui convenienti
Il Mutuo a Tasso Variabile di Che Banca!, a 20 anni, per un importo pari a 100 mila euro, è attualmente uno dei finanziamenti ipotecari più interessanti presenti sul mercato bancario italiano. A farlo presente è stato il Portale di comparazione online Supermoney.eu nel sottolineare come nonostante la fiammata rialzista sui tassi il mutuo a tasso variabile rimanga ancora vantaggioso da sottoscrivere in quanto permette di pagare una minor spesa per interessi. Certo, con il mutuo a tasso variabile non c’è certezza sulla rata futura; ed allora, volendo sottoscrivere un mutuo a tasso fisso, sempre Supermoney.eu ha rilevato come ancora una volta sia CheBanca! l’Istituto che offre i finanziamenti ipotecari più vantaggiosi sempre considerando una durata di 20 anni ed un importo richiesto pari a 100 mila euro. Attualmente, lo ricordiamo, è tra l’altro in corso una promozione che permette di risparmiare fino a 1.200 euro, il che significa che per i primi dodici mesi la rata mensile del Mutuo Che Banca! è sostanzialmente più leggera di 100 euro.
Mutui online per la ricerca dell’offerta migliore
Grazie al Web, ed in particolare all’uso dei cosiddetti comparatori online, è possibile cercare, comodamente seduti davanti al proprio personal computer, il mutuo più conveniente ed in linea con le proprie esigenze in materia di acquisto, ristrutturazioni, costruzione di immobili, ma anche per le surroghe. Ma quali sono le caratteristiche dell’utenza Web che cerca i mutui? Ebbene, al riguardo la risposta ce la fornisce Supermoney.eu, Portale leader nella comparazione online, che con un Rapporto elaborato con il proprio Centro Studi ha rilevato come questa classe di utenti sia più attenta nella ricerca del miglior finanziamento ipotecario, ma anche più ricca.
Mutuo Eurirs ed Euribor, il momento rimane propizio
Come si stanno muovendo sul mercato i tassi di interesse di riferimento con cui nel nostro Paese vengono agganciati i mutui a tasso fisso ed a tasso variabile? Ebbene, attualmente il costo del denaro è tale che rispetto alla media storica, e comunque quella degli ultimi dieci anni, ovverosia dall’introduzione dell’euro, l’acquisto di una casa con un mutuo rimane un’operazione conveniente. Questo “grazie” alla crisi finanziaria ed economica che ha fatto crollare i tassi interbancari, a partire dall’Eurirs, quello sui mutui fissi, che sulla scadenza a cinque anni si attesta attualmente attorno al 2,30%; anche l’Euribor, il tasso di indicizzazione dei mutui variabili, sulla scadenza ad un mese rimane basso attorno allo 0,81%. Questi valori di mercato sono frutto sia della decisione della Bce, la Banca centrale europea, di lasciare inchiodati i tassi di riferimento nell’Eurozona all’1% oramai da molti mesi; ma ad influire è anche la congiuntura macroeconomica che, con l’esclusione della Germania, in molti Paesi dell’area euro è ancora stagnante e spesso traballante come la Grecia e l’Irlanda.