I Bot italiani sperimentano i tassi negativi

 Negli ultimi mesi del 2014 anche l’ Italia per la prima volta ha scoperto un nuovo tipo di investimento finanziario, quello a tasso negativo. I Bot con scadenza a tre mesi infatti hanno registrato nel mese di Dicembre 2014 investimenti a tassi negativi, con percentuali oscillanti tra lo 0,082 per cento e lo 0,028 per cento a secondo della scadenza.

Come investire e ricollocare BOT e BTP nel 2014

 Negli ultimi mesi i rendimenti dei titoli di stato italiani hanno fatto registrare una importante riduzione dei rendimenti, trend in verità in atto almeno da un paio di anni, che ha portato i titoli del nostro paese ad essere remunerativi soltanto nei confronti dello schema seguente:

Perché i conti deposito vengono preferiti ai Bot

 Alcune recenti statistiche hanno dimostrato che gli italiani sono più propensi ad investire il loro denaro in forme di investimento a breve o a medio termine e a basso rischio. Tra queste ultime, le due principali possibilità di scelta sono rappresentate dai Bot, che appartengono alla categoria dei titoli di stato, e dai conti deposito, che possono essere considerati tra le forme di investimento più sicure.

Che cosa sono e come funzionano i BOT

 In un post pubblicato prima di questo abbiamo visto che a partire dal prossimo 1 maggio 2014 i BOT o Buoni Ordinari del Tesoro saranno uno dei pochi titoli di stato non soggetti all’incremento dell’aliquota dell’imposta sulle rendite finanziarie, che in quella data passerà dall’attuale 20 per cento al futuro 26 per cento. 

Lo spread scende sotto i 200 punti e l’Italia prova a ripartire

 Il nuovo anno, 2014, si è aperto con una notizia decisamente buona per l’Italia, che fa sperare in un possibile miglioramento per l’avvenire. In questi ultimi giorni, infatti, lo spread, ovvero il differenziale esistente tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è sceso sotto il valore di 200 punti, cosa che non capitava dall’estate del 2011. 

Il BOT piace: quante domande!

 Nell’anno della crisi dei debiti pubblici, l’Italia è riuscita a ripararsi bene dalla bufera speculativa che ha colpito i titoli di Stato di mezza Europa. Da gennaio ad oggi, il Tesoro ha collocato circa 340 miliardi di titoli pubblici a breve, medio e lungo termine, raccogliendo sempre una domanda superiore all’offerta. Il costo dell’indebitamento, nonostante le tensioni che hanno caratterizzato i mercati, è rimasto sempre sotto controllo: la differenza tra i BTP a 10 anni e il corrispondente Bund tedesco è a 141,142 punti percentuali.  Il programma di emissioni del 2010, però, non è ancora finito.

Le famiglie più lontane dai Bot: arrivano le banche

 I BoT non rendono più? Gli italiani non se ne preoccupano. A confermare lo strano trand, che vede gli investitori continuare a puntare sui BoT, è il fatto che le tra i maggiori a credere nei titoli del Tesoro, sono proprio le banche. Quindi non ci sono più solo le famiglie (che rimangono tra i principali investitori), ma anche gli istituti di credito a scelgliere i BoT proprio perché presentano ottime garanzie e rischio praticamente nullo. Secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia, infatti, lo stock totale di BoT sottoscritto era di 166.972 miliardi di cui più di 15mila appartenevano alle banche, mentre i risparmiatori erano fermi a 61mila. Quest’ultima quota, però, è andata calando negli ultimi anni lasciando il posto agli investitori istituzionali che con la crisi del credito hanno avuto la necessità di investire in strumenti a breve termine la liquidità in eccesso iniettata dalla banca centrale europea.

Buoni fruttiferi postali: le nuove “Serie” di settembre

 Per gli amanti del risparmio postale, dal corrente mese di settembre c’è la possibilità di sottoscrivere sei nuove serie di buoni fruttiferi emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, disponibili presso gli uffici postali, e garantiti dallo Stato. Trattasi, in particolare delle serie aventi le seguenti sigle: “M39”, “I44”, “1W8”, “B59”, “P24” e “16F”; contestualmente all’emissione delle nuove serie, non sono invece più sottoscrivibili quei buoni fruttiferi postali aventi le sigle “M38”, “I43”, “P23”, “16E”, “B58” e “1V8”. Per chi vuole investire con un’ottica di breve termine, il buono fruttifero postale della serie “1W8” permette di mettere al sicuro i risparmi per una durata pari a diciotto mesi potendo avvantaggiarsi di un tasso crescente, pari allo 0,65% per il primo semestre, dello 0,95% nel secondo semestre e dell’1,25% nel terzo ed ultimo semestre; i rendimenti offerti non sono chiaramente alti, ma sono in linea con gli interessi offerti da titoli garantiti dallo Stato come i Buoni Ordinari del Tesoro.

La strana corsa ai BOT? Colpa del Conto Corrente

 La dinamica del risparmio ha subìto un’importante trasformazione nel corso degli ultimi anni: il denaro “immobile” non piace più a nessuno, a quanto pare, se è vero come è vero che le banche (eccezion fatta per quelle on-line) persistono nella loro opera di abbattimento degli interessi applicati ai conti correnti. Per contro, i BOT (acronimo di Buoni Ordinari del Tesoro) continuano, nonostante tutto, a “tirare”. Ma perché mai i titoli del debito pubblico continuano ad essere tanto apprezzati? La soluzione è presto fatta: come sempre, trattandosi di economia, è una mera questione di opportunità.

Conto di deposito vincolato: vantaggi e svantaggi

 Quali vantaggi si ottengono nel nostro Paese nell’investire una quota dei propri risparmi in un conto di deposito vincolato? In aiuto a questa domanda ci viene incontro WebSella.it, istituto leader nei servizi bancari e finanziari on line, che raccomanda ai risparmiatori di scegliere tale soluzione se e solo se si è certi che, per l’intera durata del vincolo, non si ha bisogno di smobilizzare i soldi. Per il resto, il conto di deposito vincolato garantisce di norma una remunerazione, a tasso fisso, superiore a quella offerta sulla giacenza in conto corrente; ci si mette a riparo dalle oscillazioni dei tassi e, come nel caso di WebSella.it, i soldi sono oggetto delle tutele previste dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Lo strumento finanziario, decisamente rispetto a tanti altri, è chiaro, semplice e trasparente, visto che a fronte di un vincolo di durata prestabilita viene garantito un tasso fisso ed un importo a scadenza, costituito dal capitale più gli interessi, che si conosce a priori.

Il tasso di rendimento dei Bot scende ancora

 I titoli di Stato sono obbligazioni emesse direttamente dallo Stato allo scopo di finanziare, recependo denaro da restituire in termini stabiliti e con gli interessi, opere pubbliche e attività istituzionali in generale.

In pratica lo stato diviene come un’impresa: per finanziare la sua attività chiede denaro in prestito a chi può fornirlo (i cittadini). I Bot forniscono un rendimento generalmente più basso rispetto a quelle emesse da società private a fronte di una maggiore sicurezza proprio perchè garantite dallo Stato e non da una società privata. I Bot sono titoli di Stato al portatore a breve termine con scadenze a 3, 6 e 12 mesi destinati esclusivamente al mercato telematico, emessi ogni 15 giorni (metà e termine mese) ad un prezzo stabilito attraverso un asta della Banca d’Italia.

Affidarsi ai Bot? Costituiscono una valida risorsa per il risparmiatore quando la borsa è in calo e possono essere correlate all’inflazione e al costo del denaro e possono essere definite (quasi) indipendenti delle oscillazioni del mercato azionario. Ma oggi pare che non convenga neanche più investire in Bot. L’asta dei Bot certifica il nuovo calo dei rendimenti lordi dei trimestrali e degli annuali scesi rispettivamente all’1,66% e all’1,84%.