Vigevano torna ad avere una banca “tutta sua”, anche nonostante – o forse proprio “a causa di” – la così recente e terribile crisi economica mondiale, dalle cui tossine siamo ancora in ballo a liberarci. La scorsa settimana la Banca d’Italia ha confermato con un decreto la fine dell’iter burocratico preliminare, consentendo al nascente istituto l’esercizio del credito che questo sarà nelle condizioni di effettuare, se tutto procederà secondo le previsioni, a partire dai primi mesi del nuovo anno. Si chiamerà Banca di Credito Cooperativo di Vigevano, ed avrà sede in via Trivulzio. L’avventura della banca è cominciata ben 4 anni or sono, sostenuta da un comitato promotore presieduto da Tino Casazza, oggi presidente del Consiglio d’amministrazione.
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Crisi e Assegni, diminuiscono gli scoperti
Tra le tante conseguenze negative che abbiamo più volte avuto modo di esaminare, la pesante crisi economica ha partorito anche qualche “fiore”. Chiedere per conferma ai titolari di un mutuo a tasso variabile, o se preferite a banche ed esercizi commerciali “costretti” per lavoro ad approcciare l’argomento degli assegni con il rischio di trovarsi tra le mani anche alcuni casi di “scoperti”. A quanto pare, infatti, la recessione ha indotto i consumatori ad essere più prudenti nel pianificare le spese e le imprese a limitare il numero della transazioni.Risultato: meno protesti, diminuzione degli assegni scoperti e caduta libera per il numero delle cambiali.
Italia: Debiti in crescita, ma in Europa…
Aumenta il debito degli italiani, con percentuali di crescita che definire “degne di attenzione” è riduttivo. Eppure, se il confronto viene allargato alla scala continentale, si scopre che noi abitanti della Penisola siamo ancora i più virtuosi d’Europa in materia. Ecco perché il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, nel corso della recente seduta del Consiglio europeo, si è battuto affinché passasse la mozione italiana secondo cui il calcolo del debito di un Paese non deve limitarsi all’ammontare del debito pubblico, bensì a questo deve sommare anche l’indebitamento privato (ossia quello di singoli cittadini e famiglie) in modo che nel calcolo non esistano sperequazioni.
Prestiti e Mutui: sofferenze boom
Non sono buone notizie quelle che giungono dal supplemento al Bollettino statistico di luglio della Banca d’Italia. Nel rapporto si legge infatti che le sofferenze bancarie nello Stivale continuano a crescere, ossia sono in costante aumento tutti coloro i quali, avendo acceso un prestito personale di qualunque entità e tipo (ivi compresi i mutui per l’acquisto di abitazioni), sono “costretti” dalla propria situazione economica a chiedere il salto di almeno una rata di pagamento, fino all’estremo di coloro i quali perdono il bene acquistato perché proprio non sono in grado di rifonderne il valore concordato con il venditore. Non certo un dato lusinghiero per un Paese, il nostro, che si è sempre vantato della solidità del proprio debito privato a fronte di un debito pubblico invece preoccupante.
Commissione UE tra debito, Patto di Stabilità, tassa sulle transazioni e aiuti alla Grecia
Finite le vacanze, la Commissione Europea è tornata al lavoro con le migliori intenzioni, un po’ come capita a tutti a settembre (ma con l’augurio che, diversamente da tutti, i suoi buoni propositi non rimangano soltanto tali…). La “due giorni” di lavoro di Bruxelles è stata un importante banco di prova per l’orchestra continentale, chiamata a dirimere le questioni che hanno reso tanto vulnerabile l’economia europea negli ultimi due anni almeno. Gli incontri si sono aperti con la riunione della Task force guidata dal presidente Ue, Herman Van Rompuy, per definire la bozza di riforma del Patto di stabilità:
Draghi: “Ripresa sì, ma sul modello Germania”
Riferiamo in ritardo, ma non avremmo potuto non riferire: del resto, ci sono esigenze di urgenza che mal si posano con la contemporaneità della successione di notizie, ma il blog ha il vantaggio di consentire a chi scrive (così come a chi legge) un commento rispetto all’argomento del giorno. Ebbene, rintracciate le dichiarazioni del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, rilasciate a Seul in occasione della conferenza del Financial Stability Board di cui lo stesso è presidente, non avremmo potuto non darne conto. Anche perché, a fronte di una situazione dove i “corvacci” del malaugurio sono sempre all’opera, l’analisi serena di un’istituzione super partes può aiutare a capire la situazione.
Trichet lascia i tassi invariati: “Ripresa soddisfaciente, non servono altri stimoli”
Il Consiglio Direttivo della Bce considera “adeguato” l’attuale tasso di interesse, con aspettative di una crescita “moderata” dell’inflazione nel medio termine “grazie alle basse pressioni sui prezzi a livello nazionale”, il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet, incontrando la stampa dopo la riunione mensile del Consiglio Direttivo, spiega così la decisione di Francoforte di lasciare invariati i tassi. Per il Consiglio Direttivo, ha detto Trichet, “i rischi per la ripresa economica sembrano leggermente in calo, anche se resta l’incertezza”. A dare fiducia “i risultati del commercio mondiale migliori del previsto, che favoriscono l’export dell’eurozona”.
Mutuo tasso fisso sotto il 5%
La convenienza tra tasso fisso e variabile é stata spesso discussa. In realtà non esiste un tasso più o meno conveniente, molto dipende dalla situazione di colui che si appresta a sottoscrivere un mutuo. Come regola generale però possiamo affermare che se il tasso del mutuo si attesta attorno al 5%, allora é preferibile, probabilmente scegliere il tasso fisso. In Italia le banche in questo momento, in virtù della discesa dell’Irs (l’indice di rifinanziamento della Banca Centrale Europea è fermo da più di un anno a quota 1%), indice di riferimento per i tassi fissi, scende e arriva sotto il 3%., stanno proponendo mutui a tasso fisso sotto il 5% e quindi la situazione permette di “approfittare” e sottoscrivere un mutuo a tasso fisso durante questa congiuntura economica favorevole.
Finanziamenti PMI: via libera al Fondo, 1.2 miliardi d’ossigeno
Boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese (PMI) dello “Stivale”, spina dorsale del nostro settore produttivo che negli ultimi due anni ha dimostrato più di qualche difficoltà in conseguenza della crisi economica: il problema, nella maggior parte dei casi, si è manifestato a causa di ritardi nei pagamenti da parte dei colossi clienti e, contestualmente, nella stretta al credito accordato dalle banche; una tenaglia che ha rischiato di stritolare il comparto e, con esso, soffocare il neonato (la ripresa) nella culla di logiche di attenzione e prudenza. Con il via libera, giunto nel finale della scorsa settimana dalla Banca d’Italia, alla Società di Gestione del Fondo Pmi, di cui è stato approvato anche il regolamento, la situazione per la piccola e media imprenditoria nazionale comincia a volgere verso il sereno.
Microcredito: crescita esponenziale in Italia
Un aumento del 500% risulta un dato particolarmente significativo per una pratica diffusa, fino a poco tempo fa, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma che ha ormai preso piede anche in Italia. Il microcredito infatti nasce dalla difficoltà di accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione. Nei paesi in via di sviluppo infatti non é facile accedere al prestito bancario a causa dell’inadeguatezza o della mancanza di garanzie reali e delle microdimensioni imprenditoriali, per questa ragione sono nate aziende che offrono microcredito rivolto quindi a microimprese in fase d’avvio o già costituite, a elevato rischio finanziario e con oggettive difficoltà di accesso al credito.
Basilea III: Bankitalia stoppa le polemiche
Basilea III: questa sconosciuta. Già, perché sapevamo di una “Milano Due” e di una “Milano Tre”, quartieri modello dell’hinterland meneghino, ma le “gemmazioni” di Basilea, tranquilla città svizzera, proprio ci erano sfuggite. In effetti Basilea III non è un piano urbanistico, bensì un accordo tra banche ed istituzioni che prevede, come accusano le associazioni degli imprenditori, significative “strette” al credito, già non poco vincolato da una serie di paletti che, se da un lato ne rendono efficace il controllo e cercano di evitarne gli eccessi, dall’altro hanno aumentato la difficoltà di accesso. Il tutto, in un particolare momento storico segnato da una crisi economica dalla quale è possibile uscire solo tornando a produrre, cioè ad investire, anche se Basilea III (è l’accusa) riduce i margini di manovra in tal senso.
Obama rilancia: “Crisi non alle spalle, ma la direzione è giusta”
Duole ammetterlo, ancora di più dal momento che la proposta (anche grazie al tam tam mediatico che ne era seguito) aveva stregato pure noi. Eppure, Barack Obama si sta rivelando un Presidente degli Stati Uniti ben al di sotto delle aspettative, problema di non poco impatto in un momento che per la sua difficoltà avrebbe richiesto decisioni anche impopolari. Il nostro, grande oratore, ci riprova ora, con l’audience ad augurarsi che non sia un nuovo fuoco di paglia. Si parla di economia, di crisi e di strategie d’uscita, un terreno sul quale gli americani non stanno dimostrando di essere granché bravi in questi ultimi anni…
Prestiti: anche gli italiani sono sempre più indebitati, Roma e Milano capofila
Ci siamo fatti a lungo coraggio constatando che, se non altro, a fronte di un debito pubblico di proporzioni spaventose (quello dell’Italia) c’era un popolo (gli italiani) votato invece al risparmio, avverso all’indebitamento e – dunque – più stabile nell’affrontare il periglioso mare della crisi economica. È di questi giorni, invece, la notizia secondo cui l’indebitamento medio delle famiglie ha toccato, nel dicembre del 2009, i 15.930 euro, con un aumento di ben 863 euro rispetto all’anno precedente. A calcolare il dato è stata la CGIA di Mestre, che ha preso in considerazione sia l’indebitamento derivante dall’accensione di mutui per l’acquisto di abitazioni che quello dovuto a prestiti per l’acquisto di beni mobili.
Banche USA, altri due fallimenti: è un 110 senza lode
Oramai si è perso il conto, ma non è certo un bel segnale. C’è chi dice 111, e noi siamo di questo partito; c’è chi ritocca il dato al ribasso e rilancia: 110! La verità è che se anche fosse vera questa seconda ipotesi, non ci sarebbe lode ma solo infamia in questo dato, relativo al numero delle banche che sono fallite negli Stati Uniti in questo 2010 che ancora ha molto da raccontare. Le ultime due vittime della crisi economica e delle sue spaventose conseguenze sull’economia mondiale sono state Palos Bank e Trust Company: con i fallimenti di questi due istituti, è salito a 111 (o 110 senza lode) vittime il bilancio della carneficina finanziaria innescata nel 2008 con l’evento-simbolo rappresentato dal crack Lehmann Brothers.