La partita a scacchi che si gioca sulle pagine dei giornali è sempre meno comprensibile; eppure un filo logico, di qualunque sorta, ci deve essere, solo che noi ancora non siamo riusciti a coglierlo (e ce ne scusiamo). Se siete nostri attenti lettori (mentre se non lo siete vi rimandiamo a questo link), saprete bene che nei giorni scorsi i due leader politici di nazioni europee importanti quali la Francia e la Spagna, rispettivamente Sarkozy e Zapatero, hanno proposto una tassazione delle transazioni finanziarie da applicare in modo che i Paesi del mondo abbiano a disposizione risorse aggiuntive per raggiungere gli Obiettivi del Millennio (una serie di misure per ridurre la povertà e migliorare il livello di salute delle popolazioni più disagiate).
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UE al lavoro per una stretta sul debito
Ministri delle finanze e Commissione europea stanno cercando di mettere a punto, a partire dallo scorso lunedì, la prima significativa modifica al Patto di Stabilità e di Crescita da che è stato introdotto nel Vecchio Continente l’utilizzo della moneta unica, il tanto chiacchierato Euro. La tabella di marcia ha visto in programma una riunione straordinaria della task force dei ministri finanziari lunedì scorso, presieduta da Herman Van Rompuy (in quanto presidente UE) e cui ha partecipato, per l’Italia, il ministro Giulio Tremonti).
Basilea 3. Italia, Germania, Francia e Spagna: le reazioni delle banche alle nuove misure
Il tempo delle strette di mano, più o meno cordiali e soddisfatte, è già alle spalle: ora le banche devono cominciare a fare i conti con le misure previste dal protocollo d’intesa di “Basilea 3” e con i costi che queste nuove direttive comporteranno a loro carico. Già, perché il risultato di una migliore qualità, ed una maggiore quantità, di capitale di garanzia non può che essere raggiunto attraverso un rimodellamento sostanziale della struttura di ciascun istituto, ed è chiaro che ogni ristrutturazione ha in sé un costo. La prima asticella fissata dai banchieri centrali è stata collocata a fine 2012, quando il nocciolo duro del capitale (common equity) in grado di assorbire le perdite dovrà passare dal 2 al 3,5%, gradino intermedio obbligatorio per arrivare al 4,5% nel 2015.
Contanti e Contraffazione: la spinta delle Carte di Credito
C’è sicuramente tra voi qualcuno che si sta chiedendo perché le banche preferiscano dotarci di carte magnetiche per le nostre spese invece che “sponsorizzare” il contante, forma di pagamento cui siamo così avvezzi da aver ormai imparato a conoscerne i pregi e limitarne i difetti. La risposta sta essenzialmente in una parola, anzi in due: trasporto e falsificazione. La prima è una voce che appesantisce i bilanci, costringendo a pagare servizi di sicurezza sempre più sofisticati per evitare di perdere quantità enormi di denaro, la seconda è una piaga che in Italia conosciamo bene, e che “vanta” dati davvero spaventosi.
Sarkozy, asse con Zapatero per tassare le transazioni finanziarie
Urge una tassa sulla transazioni finanziarie! È stato questo, nella sostanza, il senso dell’accorato appello alla comunità internazionale lanciato dal Presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso del suo intervento a New York di fronte al summit Onu sugli Obiettivi del Millennio. L’idea di una tassazione delle transazioni finanziarie stuzzica l’Europa sin dalla scorsa Primavera, quando un vertice economico ritenne potesse essere quella la soluzione da suggerire al G20 di Toronto. La linea non passò a causa del veto imposto da Silvio Berlusconi, il quale fece notare che se di tassazione doveva trattarsi, almeno che fosse una misura da adottare su scala planetaria in modo che non tornassero ad esistere i cosiddetti “Paradisi fiscali”.
Credito al consumo: alla Sardegna il record dell’indebitamento
In materia di credito al consumo, su scala regionale, sono i consumatori della Sardegna quelli più indebitati, mentre i più “virtuosi” sono i cittadini del Trentino Alto Adige con un indebitamento procapite da credito al consumo pari in media a 990 euro. Questo è quanto rileva il Comitato contro le speculazioni e per il risparmio (Casper), un Comitato istituito di recente dalle Associazioni dei Consumatori Codacons, Adoc, Unione Nazionale Consumatori e Movimento Difesa del Cittadino. La media nazionale dell’indebitamento procapite da credito al consumo è pari nel nostro Paese a 1.864 euro per effetto di prestiti che oramai i consumatori contraggono anche per l’acquisto di beni e di servizi di prima necessità a causa della crisi che ha ridotto, spesso drasticamente, le entrate familiari.
Credito al consumo: le nuove regole
Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto legislativo sul credito al consumo approvato in Consiglio dei Ministri il giorno 30 luglio scorso. La nuova normativa é stata recepita in attuazione della Direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito stipulati dai consumatori, il cosiddetto credito al consumo. Con la Nuova norma ci saranno importanti cambiamenti a favore soprattutto per i clienti, soprattutto relativamente alla trasparenza, per una scelta più consapevole e adatta alle proprie esigenze. La legge entrerà in vigore domani 19 settembre, ma la concreta applicazione è prevista per il prossimo anno. Ecco le novità:
BCC e Poste Italiane alleati per la Banca del Mezzogiorno
Mentre il quadro di incertezza innescato dalla crisi economica mondiale continua a tener ferme le bocce sul biliardo del mercato bancario, c’è un giocatore novello che si diletta ad imparare i colpi che potranno fare di lui un gran bel campione. La sorpresa, poi, risiede nel fatto che questo giocatore arriva da tutt’altro àmbito, quello delle comunicazioni, epperò sta dimostrando di aver capito che è proprio in questo momento che bisogna avere coraggio, approfittare delle opportunità che il mercato (per svariate ragioni) ha creato e provare – attraverso questi “azzardi ragionati” – a costruirsi una posizione rispettabile anche in ottica futura, quando si tratterà di governare la crescita invece che di gestire l’emergenza.
Foursquare: le Banche e la pubblicità sui Social Media
Che fossimo fruitori di pubblicità, ahinoi, già ci era noto. Il passaggio successivo, forse meno accessibile, è capire di essere creatori di pubblicità. In realtà, l’esperienza non è così oscura: quante volte ci è capitato di soggiornare in un albergo, cenare in un ristorante, acquistare in un negozio e poi recensirlo con gli amici come “troppo caro”, oppure “dove si compra bene” e così via? Anche questo è un modo di fare pubblicità, e internet e i social media sono la nuova impalcatura di un’advertisement sempre più immediata e sempre più variegata. In particolare, Facebook, Twitter e Foursquare possono diventare enormi spazi pubblicitari, le cui caratteristiche restano in parte ancora ignote solo perché essi sono nati relativamente da poco tempo. C’è spazio, dunque, per la fantasia delle aziende, e tra queste possiamo dire che le banche si collocano in prima fila.
Il BOT piace: quante domande!
Nell’anno della crisi dei debiti pubblici, l’Italia è riuscita a ripararsi bene dalla bufera speculativa che ha colpito i titoli di Stato di mezza Europa. Da gennaio ad oggi, il Tesoro ha collocato circa 340 miliardi di titoli pubblici a breve, medio e lungo termine, raccogliendo sempre una domanda superiore all’offerta. Il costo dell’indebitamento, nonostante le tensioni che hanno caratterizzato i mercati, è rimasto sempre sotto controllo: la differenza tra i BTP a 10 anni e il corrispondente Bund tedesco è a 141,142 punti percentuali. Il programma di emissioni del 2010, però, non è ancora finito.
Basilea 3: i cardini dell’accordo
Regole, globali, più severe: in queste tre parole, è contenuta tutta la sostanza della “Rivoluzione Basilea 3”. Del resto, l’obiettivo delle autorità bancarie dopo la crisi che da due anni sta piegando il sistema produttivo del mondo occidentale è chiaro: quanto accaduto nel 2008 non può e neppure deve più ripetersi, mai più. È per questo che domenica scorsa a Basilea si è chiuso l’accordo sul nuovo assetto da dare agli istituti di credito, con regole mirate ad aiutare le banche a fronteggiare le future crisi attraverso il ricorso ad un rafforzamento degli asset.
Nasce la Banca di Credito Cooperativo di Vigevano
Vigevano torna ad avere una banca “tutta sua”, anche nonostante – o forse proprio “a causa di” – la così recente e terribile crisi economica mondiale, dalle cui tossine siamo ancora in ballo a liberarci. La scorsa settimana la Banca d’Italia ha confermato con un decreto la fine dell’iter burocratico preliminare, consentendo al nascente istituto l’esercizio del credito che questo sarà nelle condizioni di effettuare, se tutto procederà secondo le previsioni, a partire dai primi mesi del nuovo anno. Si chiamerà Banca di Credito Cooperativo di Vigevano, ed avrà sede in via Trivulzio. L’avventura della banca è cominciata ben 4 anni or sono, sostenuta da un comitato promotore presieduto da Tino Casazza, oggi presidente del Consiglio d’amministrazione.
Crisi e Assegni, diminuiscono gli scoperti
Tra le tante conseguenze negative che abbiamo più volte avuto modo di esaminare, la pesante crisi economica ha partorito anche qualche “fiore”. Chiedere per conferma ai titolari di un mutuo a tasso variabile, o se preferite a banche ed esercizi commerciali “costretti” per lavoro ad approcciare l’argomento degli assegni con il rischio di trovarsi tra le mani anche alcuni casi di “scoperti”. A quanto pare, infatti, la recessione ha indotto i consumatori ad essere più prudenti nel pianificare le spese e le imprese a limitare il numero della transazioni.Risultato: meno protesti, diminuzione degli assegni scoperti e caduta libera per il numero delle cambiali.
Italia: Debiti in crescita, ma in Europa…
Aumenta il debito degli italiani, con percentuali di crescita che definire “degne di attenzione” è riduttivo. Eppure, se il confronto viene allargato alla scala continentale, si scopre che noi abitanti della Penisola siamo ancora i più virtuosi d’Europa in materia. Ecco perché il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, nel corso della recente seduta del Consiglio europeo, si è battuto affinché passasse la mozione italiana secondo cui il calcolo del debito di un Paese non deve limitarsi all’ammontare del debito pubblico, bensì a questo deve sommare anche l’indebitamento privato (ossia quello di singoli cittadini e famiglie) in modo che nel calcolo non esistano sperequazioni.