Obama rilancia: “Crisi non alle spalle, ma la direzione è giusta”

di Gianfilippo Verbani 2


 Duole ammetterlo, ancora di più dal momento che la proposta (anche grazie al tam tam mediatico che ne era seguito) aveva stregato pure noi. Eppure, Barack Obama si sta rivelando un Presidente degli Stati Uniti ben al di sotto delle aspettative, problema di non poco impatto in un momento che per la sua difficoltà avrebbe richiesto decisioni anche impopolari. Il nostro, grande oratore, ci riprova ora, con l’audience ad augurarsi che non sia un nuovo fuoco di paglia. Si parla di economia, di crisi e di strategie d’uscita, un terreno sul quale gli americani non stanno dimostrando di essere granché bravi in questi ultimi anni…

Ad ogni buon conto, durante una tappa del suo tour elettorale nel Wisconsin (a sostegno dei candidati democratici per le elezioni locali e per quelle di medio termine del prossimo novembre) Obama ha invitato a serrare le fila perché “I progressi compiuti” dall’economia americana negli ultimi mesi “non sono sufficienti per annullare e riparare i danni causati dalla recessione”, che è stata “terribile”, anche secondo il capo della Casa Bianca. Il quale, in effetti, si sta giocando la faccia sulla capacità (o meno) di portare la grande democrazia d’Oltreoceano fuori dal pantano.

“In molti non sono ancora in grado di trovare un’occupazione, spesso per lungo tempo”. E scatta la promessa, l’ormai consumata strategia del venditore di sogni cui Obama ha dimostrato di saper ricorrere: “l’ho detto fin da quando ho assunto l’incarico: la mia amministrazione non si riposerà e non mollerà la presa fino a quando tutti gli americani non troveranno un’occupazione che garantisca loro un salario decente per le loro famiglie”. C’è sempre spazio per una speranza: Obama invita a crederci: “quello che è chiaro è che ci stiamo muovendo nella giusta direzione: solo un anno e mezzo fa l’economia si contraeva rapidamente, ora sta crescendo”. La soluzione potrebbe arrivare da un nuovo piano di spesa, pubblica, non più rivolta ai salvataggi dei grandi gruppi finanziari bensì all’investimento: “il nostro impegno nell’energia pulita porterà alla creazione di oltre 800 mila posti di lavoro entro il 2012”, e sarà la base per una crescita duratura. A meno che non ci tocchi la disgrazia di essere svegliati dal sogno…


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