Abi: «Banche, volano le sofferenze. Quasi il 50% in più»

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Qualcosa si muove. Volano le sofferenze bancarie e crescono i tassi di interesse dei mutui. I finanziamenti presentano qualche segnale positivo. Sarà il nuovo anno, sarà la nuova fiducia degli investitori. Ma i motivi di ottimismo per il credito, ci sono. Eccome. Qualcosa si muove, dicevamo. Se non per le imprese, almeno per i nuclei familiari. Ma, soprattutto, si è evidenziata un’impennata dei crediti in sofferenza, aumentati di oltre il 46% in un anno. Questa è la polariod scattata dal rapporto mensile dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana. Le sofferenze delle banche italiane, a novembre scorso, sono state pari a 58 miliardi di euro. Ben 1,4 miliardi in più rispetto al mese precedente. Ma il dato più significativo è quello dei prestiti. I finanziamenti alle famiglie e alle imprese sono cresciuti dell’1,6 percento, arrivando a quota 1.360 miliardi di euro. «É un tasso contenuto, ma comunque positivo», ha spiegato Gianfranco Torriero, responsabile del Centro studi dell’Abi. Anche se ci sono delle differenze da fare. «Le imprese – continua – recuperano dal -1,6% di ottobre ad un -0,5% di novembre, mentre salgono del 5,6% gli impieghi verso le famiglie, sostenuti dai finanziamenti sulle abitazioni». Meglio le persone fisiche. I prestiti alle famiglie con il 5,6 percento segnano il risultato migliore nell’area euro, dove sono saliti in media dello 0,5. A fare da padrone nei finanziamenti, sono stati i mutui per l’acquisto delle abitazioni. Il loro tasso di crescita è risultato essere superiore al 6 percento. Quelli di interesse segnano +2,95 percento. La prima volta un trend positivo per due mesi consecutivi, dalla crisi di Wall Street. «Molto probabilmente questo lieve aumento è dovuto ad una cambiata composizione delle quote di mutui a tasso fisso e a tasso variabile», ha concluso Torriero. In ogni caso, secondo le ultime Jean-Claude Trichet – il presidente della banca centrale europea –  i tassi rimarranno stabili almeno fino a marzo. E allora, forse, qualcosa si muoverà ancora di più.