Banche e prestiti: Basilea3, rischio restrizione credito

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Con l’entrata in vigore delle regole di Basilea3, così come sono state approntate, c’è il rischio di una restrizione del credito con conseguenti ripercussioni sul sistema produttivo non solo italiano, ma europeo. E’ questa, in estrema sintesi, la posizione dell’ABI, Associazione Bancaria Italiana, in concomitanza con l’avvio dei lavori di un convegno annuale incentrato proprio sugli approfondimenti su Basilea3 e sull’impatto che avrà sull’economia reale. Secondo Giovanni Sabatini, direttore generale dell’ABI, che ha aperto i lavori del convegno, servono regole in sintonia con l’economia reale e con l’attuale congiuntura senza andare a modificare quello che è l’impianto, l’ossatura di Basilea3.

La possibile restrizione creditizia, tra l’altro, si avvertirebbe più in Europa piuttosto che in Paesi come gli Stati Uniti; questo perché le PMI del Vecchio Continente dipendono di più dal credito bancario per i piani di espansione e di investimento rispetto alle aziende a stelle e strisce. E proprio sugli Stati Uniti l’Associazione Bancaria Italiana porta all’attenzione il fatto che gli USA hanno già disatteso l’applicazione di una delle precedenti regole del Comitato di Basilea, data in particolare dai requisiti patrimoniali minimi delle banche.

A fianco dell’ABI, nel chiedere modifiche a Basilea3, ci sono per il nostro Paese Rete Imprese Italia, Alleanza Cooperative, la Confindustria e le rappresentanze del mondo produttivo nel Vecchio Continente. Tutte, all’unisono, chiedono che l’applicazione della direttiva sia tale da evitare il rischio di un restringimento del credito, altrimenti si andrebbe a penalizzare il sistema produttivo nazionale ed europeo che, non lo scopriamo di certo oggi, in questi ultimi anni, ha ricordato il direttore generale Sabatini, è stato già messo a dura prova dalla crisi. L’eventuale stretta creditizia, chiaramente, oltre a penalizzare il sistema produttivo, e quindi le piccole e medie imprese, non potrebbe non innescare effetti negativi dello stesso tipo anche sui prestiti, sui mutui e sui finanziamenti alle famiglie.