Le banche inglesi spiano banchieri e bancari

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Da qualche tempo alcune tra le più grandi banche della City di Londra hanno cominciato a spiare i propri dipendenti in maniera molto serrata, utilizzando i sistemi fino ad oggi impiegati per la lotta al terrorismo. Se infatti la pratica di ascoltare conversazioni telefoniche e registrare email, o prelevare dati, era in auge da tempo nel sistema bancario anglosassone, quello che non era stato ancora provato era l’introduzione dei più sofisticati metodi anti – spionaggio. 

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Le banche e le altre società finanziarie della City hanno cioè introdotto potenti algoritmi in grado di rilevare truffe e manipolazioni attraverso particolari intonazioni della voce, uso di parole sospette e comportamenti insoliti.

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Questi software sono infatti in grado di scandagliare milioni di telefonate registrate alla ricerca di parole o perifrasi scottanti come riciclaggio, fuori dai libri contabili, non parliamone al telefono, ma anche frasi in codice o ambiguità comportamentali. Non è normale, infatti, per un bancario inglese, interrompere troppe volte chi gli sta parlando, almeno che non si viva una situazione di grande stress.

Anche alcuni comportamenti più banali vengono però passati al setaccio. Come l’abitudine di ordinare cibo cinese o thai, perché potrebbe nascondere parole in codice.

Le grandi banche londinesi al momento interessate da questo fenomeno sono, secondo il Wall Street Journal, il Banco Santander, la Morgan Stanley e la Kcg Holdings, e i più informati ritengono che i nuovi sistemi di intelligence bancaria abbiano già avuto successo, identificando truffe di borsa e manipolazioni di valute o tassi.