Irlanda in Crisi, tra illazioni e aiuti è il debito privato a preoccupare

di Gianfilippo Verbani Commenta


 “L’Irlanda non è la Grecia ed è in grado di gestire bene i suoi problemi di bilancio”; lo ha dichiarato il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, ma se ad essere intervistato fosse stato un qualunque capo di governo d’Europa lo spartito sarebbe stato identico: gettare acqua sul fuoco della possibile imminente crisi del debito irlandese, e a ruota portoghese. Il timore, infatti, è che il contagio si possa diffondere ad altre aree dell’Eurozona precipitando nel panico i mercati e dando uno scossone robusto all’intera impalcatura dell’Unione monetaria (unico vero risultato sin qui raggiunto sulla strada dell’Unione –anche politica- europea).

Il primo obiettivo di Strauss-Kahn, così come di tutti gli alti papaveri della politica e dell’economia mondiale, è quello di arginare le tensioni e le speculazioni, nemiche di un’Irlanda che comunque appare in situazione problematica; sia Bruxelles che Dublino hanno lanciato segnali positivi (“Abbiamo le risorse per ripagare il debito pubblico almeno fino alla metà del prossimo anno”, dicono da Oltremanica), ma le illazioni rilanciate –irresponsabilmente- dall’opposizione lunedì nel tentativo di mettere in crisi un governo già non eccezionalmente in forma (“Le indiscrezioni circolate nel week-end di un salvataggio imminente sono fondate”, ha rivelato un portavoce gettando luce su negoziati informali e coperti dal massimo riserbo) hanno gettato i mercati nel panico, con la conseguenza che ora, forse, il Fondo europeo di salvataggio (quello nato ai tempi della crisi greca) debba entrare in azione per ripianare il debito irlandese.

Il quale, di per sé, non è così elevato (100% del PIL: l’Italia, in questo senso, sta 20 punti percentuali meno in forma…); il problema, semmai, è rappresentato da un debito privato (ossia quello fatto da ciascuna famiglia) al 194% del reddito disponibile, e nel conseguente rischio di insolvenze che dai cittadini indebitati e incapaci di pagare i debiti si potrebbe trasferire, chissà quando, sulle banche, costringendole a ricapitalizzare per 50 miliardi di euro.