In Italia un’ampia quota dei mutui a tasso variabile è indicizzata all’euribor, ed in particolare a quello con la scadenza a tre mesi. Trattasi di un tasso di interesse che varia giornalmente in funzione dell’andamento del mercato interbancario e che, quindi, è soggetto ad oscillazioni che poi si ripercuotono positivamente o negativamente sul mutuo con una diminuzione o con un aumento della rata. Dopo i minimi storici, attorno allo 0,60%, raggiunti a cavallo tra il marzo e l’aprile scorso, il tasso euribor a tre mesi ha fatto registrare una lenta ma costante e progressiva salita che ha portato l’indicatore a superare il livello dell’1%, ovverosia il tasso attualmente fissato dalla Banca centrale europea (Bce) per il costo del denaro in Europa. In particolare, nel fixing odierno l’euribor a tre mesi è stato fotografato appena sotto il livello dell’1,03%; trattasi di un valore lontano dai minimi storici di marzo-aprile 2010, ma il tasso rimane comunque eccezionalmente basso e sotto la media storica.
Questo perché la crisi finanziaria ed economica ha fatto crollare un po’ in tutto il mondo, Europa compresa, il costo del denaro; si potrebbe dire che tutte le crisi non vengono per nuocere visto che chi deve acquistare una casa in questo momento può farlo con il tasso variabile ad un tasso complessivo sotto il 2,5%, ovverosia su livelli che solo nel 2006-2007 potevano essere considerati da “fanta-economia“.
E se l’euribor a tre mesi rimane su livelli sotto la media storica, lo stesso dicasi anche per l’Irs, il tasso con cui vengono agganciati in Italia i finanziamenti ipotecari a tasso fisso. Attualmente anche l’Irs è storicamente molto basso, al punto che è possibile stipulare mutui immobiliari al tasso complessivo sotto il 4% a fronte di una rata e durata certa rispetto al mutuo variabile che ha delle rate con un carico più basso di interessi, ma che poi non offre garanzie di stabilità della rata nel tempo.
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