Torniamo a parlare di commissioni sul massimo scoperto dopo aver scoperto (ci scusiamo per il gioco di parole) giusto ieri che, per coloro i quali non hanno sottoscritto una linea di credito in aggiunta al conto corrente, la Legge impone che non si applichino commissioni mentre le banche aggirano la regola chiamando la stessa cosa con un altro nome, una voce che entra nell’estratto conto molte volte inconsapevolmente e che il cittadino-risparmiatore va a pagare senza colpo ferire. Cosa succede a chi, invece, ha consapevolmente scelto di richiedere un fido? Per capire la situazione dobbiamo tornare alla Legge 2/2009.
Essa ha regolamentato la commissione di massimo scoperto stabilendo che si applica sul più alto picco di scoperto registrato nel trimestre, a condizione che al cliente sia concesso un fido e che il saldo risulti a debito per almeno 30 giorni consecutivi. Detto questo però la legge prevede un secondo balzello, ovvero un “corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme”. La norma è stata modificata nell’agosto scorso (legge 102/2009) quando è stato posto un tetto massimo al nuovo “corrispettivo” dello 0,50% per trimestre dell’importo totale del fido concesso.
Ebbene, la Banca Popolare di Milano prevede una commissione pari al doppio del massimo consentito: l’1% tondo tondo. A questo si aggiungono 330 euro annui per “spese di istruttoria” e 33,50 euro a trimestre per il conteggio degli interessi. Bnl prevede una Caf, commissione di affidamento, pari allo 0,50% e spese per il “merito creditizio” che variano da 50 euro (fino a 5mila euro di affidamento) a mille euro (per importi superiori a 500mila euro). La Popolare di Lodi ha sfruttato le nuove disposizioni fino in fondo. Prevede infatti un “corrispettivo di disponibilità creditizia” graduato, da un massimo dello 0,50% fino a 3mila euro di fido a un minimo dello 0,25% per linee di credito superiori a 10mila euro, e anche un tasso di mora dell’11,850% sulle cifre messe a disposizione.