Carte di credito e social network: nasce Blippy

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Non ancora rassegnati alla prospettiva che il nostro lavoro non abbia una dimensione sociale, oggi vogliamo mettervi in guardia rispetto ai rischi corsi da coloro i quali frequentano assiduamente i social network rivelando dati in qualche modo “sensibili” attraverso questi strumenti, ormai sempre più comuni, utilizzati, frequentati. Anche dai malintenzionati… Già, perché se andare a sbirciare le foto di qualcuno su internet può essere un passatempo voyeur ma pur sempre innocente, dovete sapere che negli Stati Uniti è già accaduto che qualcuno si sia trovato la casa svaligiata dopo aver rivelato, via Facebook e Twitter, “esco a cena con gli amici”. I pericoli si moltiplicano ora che è nato Blippy, l’ennesimo social network dalle potenzialità davvero infinite.

Il funzionamento di Blippy è analogo a quello di Twitter: messaggi brevi, altolà alle applicazioni più futili e stravaganti che invece impazzano su Facebook, uno e uno solo argomento di aggiornamento: le spese effettuate dall’utente registrato attraverso il pagamento elettronico con carta di credito. Non c’è trucco non c’è inganno, almeno finora: è infatti l’utente stesso a comunicare il numero della carta di credito e i dati dei propri account su negozi online come iTunes, Netflix o eBay. Ogni volta che viene effettuata una transazione con la carta “collegata”, o tramite gli account “convenzionati” di cui sopra, la pagina dell’utente viene aggiornata e gli amici avvisati.

A questo punto è sufficiente cliccare sul nome dell’utente per gustarsi la sua lista recente della spesa: supermercato, rifornimento alla pompa di benzina, pay tv, canzoni scaricate e – chiaramente – anche realtà che ispirano l’interesse più pruriginoso come i sexy shop. Come succede in ogni social network che si rispetti, poi, su ogni acquisto scatta la conversazione. Due i rischi: tanto per cominciare, conoscendo le spese degli utenti registrati le aziende potranno fare campagne pubblicitarie “mirate” sulla base di interessi specifici; in secondo luogo, poi, c’è spazio per il phishing, ossia il recupero di dati bancari sensibili attraverso e-mail truffaldine.