Arrivano gli emendamenti contro l’anatocismo bancario

di Gianfilippo Verbani Commenta

Gli emendamenti presentati in Senato sono stati praticamente firmati da tutte le forze politiche, le quali aspirano, chiedendo la soppressione dell'articolo, non solo a rivedere la norma nella sostanza ma anche ad aprire un dialogo con il governo al fine di ridurre gli oneri che gravano su imprese e cittadini.


 Entra nel vivo nel mondo della politica italiana la discussione sul tema dell’anatocismo bancario, ovvero la possibilità di applicare interessi sugli interessi, in una sorta di capitalizzazione senza fine, nei rapporti bancari di qualsiasi tipo. All’interno del cosiddetto Decreto legge Competitività, infatti, è stata inserita una norma che prevederebbe la sua introduzione a livello nazionale, ovvero la reintroduzione di un istituto precedentemente abolito. 

La capitalizzazione degli interessi nei conti deposito

In questo momento, infatti, le forze politiche hanno presentato una serie molto alta di emendamenti al testo del decreto, alcuni dei quali riguardano appunto la norma dell’anatocismo. Dalla maggior parte dei partiti politici, tuttavia, si levano voci contrarie alla reintroduzione, che spingono per un blocco della norma e per la relativa soppressione dell’articolo.

La capitalizzazione degli interessi nei conti correnti

Gli emendamenti presentati in Senato sono stati praticamente firmati da tutte le forze politiche, le quali aspirano, chiedendo la soppressione dell’articolo, non solo a rivedere la norma nella sostanza ma anche ad aprire un dialogo con il governo al fine di ridurre gli oneri che gravano su imprese e cittadini. L’anatocismo rischia infatti di far lievitare i costi bancari a dismisura in molti casi e le parti sociali interessate già pagano abbastanza al mondo della finanza.

La norma dell’anatocismo, in particolare, è difesa da Bankitalia e dai suoi rappresentati. Anzi è stata impressione generale, fino a qualche tempo fa, che l’articolo riguardante l’anatocismo sia stato introdotto all’interno del Decreto Competitività in maniera troppo subdola e velata per non richiedere un chiarimento in merito.