Mutui, cosa cambia con la Brexit?

di Gianfilippo Verbani Commenta

il risultato del referendum dello 23 giugno in Gran Bretagna ha aperto a numerosi scenari possibili per l’economia europea e dato lo start ad una serie di ipotesi circa le conseguenze negative che la Brexit potrebbe avere sui nostri mercati. Tra gli aspetti sotto la lente di ingrandimento occorre considerare il valore degli indici di riferimento per i mutui casa, perché variazioni significative in questo comparto possono rendere nell’immediato più convenienti o al contrario svantaggiose le condizioni di rimborso, sia per chi sta selezionando un mutuo casa che per chi ha già un mutuo in fieri.


A un mese di distanza dalla decisione, da parte della Gran Bretagna, di lasciare l’Ue è tempo di considerare la questione dal punto di vista immobiliare. Ci saranno ripercussioni su questo mercato nel nostro Paese?

Andiamo con ordine. In primo luogo occorre dire che il risultato del referendum dello 23 giugno in Gran Bretagna ha aperto a numerosi scenari possibili per l’economia europea e dato lo start ad una serie di ipotesi circa le conseguenze negative che la Brexit potrebbe avere sui nostri mercati.

C’è di più. Tra gli aspetti sotto la lente di ingrandimento occorre considerare il valore degli indici di riferimento per i mutui casa, perché variazioni significative in questo comparto possono rendere nell’immediato più convenienti o al contrario svantaggiose le condizioni di rimborso, sia per chi sta selezionando un mutuo casa che per chi ha già un mutuo in fieri.

Cosa deve attendersi dunque chi cerca in questo periodo un mutuo prima casa? Fare previsioni sicure risulta difficile, vista l’incertezza dei mercati e la questione Brexit ancora lontana da una soluzione definitiva, ma si può iniziare a valutare il fatto che l’impatto negativo sui finanziamenti casa paventato prima del voto non ha fortunatamente avuto seguito, e i tassi sono ancora stabilmente vantaggiosi, ai minimi storici come ormai da un po’ di tempo a questa parte.

C’è chi evidenzia una consistente diminuzione dei tassi dei mutui a tasso fisso e il progressivo accorciarsi delle distanze tra tasso fisso e variabile in termini di convenienza. I mutui variabili perdono in parte competitività, pur restando le offerte con il tasso iniziale più conveniente, di fronte di un tasso fisso oggi eccezionalmente vantaggioso dovuto al calo dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi a 10 anni, che influenzano l’andamento dell’indice Eurirs.

Il tasso migliore si calcola logicamente a parità di spread applicato dalla banca, elemento che resta discriminante per la scelta del mutuo e sul quale si continua a giocare la convenienza dell’offerta. Anche da questo punto di vista però non si registrano attualmente variazioni significative, l’incognita futura resta, ma per il momento gli spread applicati restano piuttosto vantaggiosi, in alcuni casi sotto l’1%.