Tassi, quanto influiscono sul mutuo?

di Gianfilippo Verbani Commenta

L'immissione di liquidità sul mercato bancario da parte della Bce aiuta chi ha acceso un finanziamento?


È stato un anno ‘positivo’ per chi ha acquistato casa e acceso un finanziamento. Determinante per la convenienza dei finanziamenti, il prezzo proposto dalle banche, con spread diminuiti nel quarto trimestre del 2015 all’1,6% e all’1,0% rispettivamente per i tassi variabile e fisso, perdendo punti essenziali dal primo trimestre dell’anno, quando avevano misurato l’1,8% e l’1,9%.

Parliamo una contrazione che nel corso dei 12 mesi dell’anno è arrivata a toccare sui migliori spread praticati il 15% per i mutui a tasso variabile e ben il 47% per i mutui a tasso fisso (fonte: CRIF).

La causa di tanto movimento è da ricollegare al Quantitative Easing della BCE, con l’immissione di liquidità sul mercato bancario che ha come diretta conseguenza la riduzione dei tassi d’interesse con cui le banche si scambiano denaro: l’Euribor a tre mesi, l’indice che determina insieme allo spread il tasso finale dei finanziamenti variabili, oggi è a -0,17%. Allo stato attuale, per un mutuo a 20 anni a tasso variabile e un loan-to-value del 50%, il tasso nominale è inferiore all’1,2% e il tasso effettivo sotto l’1,5%.

In questo scenario in cui le banche si tutelano fissando un cap minimo al di sotto del quale lo spread non può scendere nelle loro valutazioni dell’offerta di finanziamenti, la Banca d’Italia invia una circolare che contiene un richiamo agli istituti di credito perché adottino la massima trasparenza e correttezza sui tassi applicati ai mutui variabili.

“Da alcune segnalazioni pervenute sono emerse ipotesi in cui gli intermediari hanno neutralizzato l’erosione dello spread derivante dal sopravvenuto valore negativo del parametro, attribuendo a quest’ultimo valore pari a zero e questo ha determinato l’applicazione di tassi di interesse non allineati con le rispettive previsioni contrattuali”, si legge nella comunicazione pervenuta agli istituti.