Tassi fermi: stop anche in Turchia, cosa cambia per i bond?

di Daniele Pace Commenta


La Banca Centrale della Turchia non ha apportato alcuna modifica ai tassi di interesse, che restano quindi uguali per la terza volta consecutiva all’8,25%. All’interno dell’apposito comunicato con cui è stata sostenuta questa scelta, ecco che l’istituto ha provveduto a giustificare una simile decisione mettendo in evidenza come la progressiva normalizzazione delle misure finanziarie per combattere l’emergenza legata al Coronavirus e le restrizioni che sono state messe in campo nel gestire la liquidità, sono in grado di garantire adeguato supporto alla stabilità dal punto di vista macro-finanziario.

Tassi in Turchia: cosa sta succedendo?

Tanti analisti sono comunque convinti che il costo del denaro nella nazione turca debba per forza di cose risalire per poter diventare sufficientemente efficace per combattere l’elevata inflazione. Nonostante sia in calo, ecco che a luglio proprio l’inflazione ha toccato il 17,6%. In poche parole, si tratta di ben più di 3 punti percentuali al di sopra rispetto al tasso di interesse

In seguito a tale comunicazione sui tassi, ecco che la lira turca ha perso tra l’0,8 e lo 0,9 percento in confronto al dollaro, raggiugendo un tasso di cambio del 7,35%. Le perdite sono salite al 19% nel 2020. Una situazione fortemente negativa anche per i bond, con una scadenza a due anni che è aumentata fino a toccare il 13,375%, mentre la scadenza a dieci anni è arrivata al 14.06%.

Si tratta di livelli che non fanno altro che dare conferma delle aspettative rivolte verso il basso da parte del mercato per quanto concerne l’inflazione e i tassi. I rendimenti a breve termine, che sono quelli che riescono a cogliere in maniera più precisa e puntuale le decisioni che riguardano la politica monetaria, hanno messo in evidenza delle attese rialziste in riferimento al costo del denaro, esattamente come quelle legate all’inflazione.

Un aumento dei tassi che era stato considerato praticamente inevitabile da parte dei mercati. Tra le principali preoccupazioni c’è sicuramente quella per cui la Banca Centrale è forzatamente portata a non prendere in considerazione i dati macro, per evitare che la politica possa indispettirsi.

Di parere completamente diverso il presidente della Turchia, Erdogan, che ha messo in evidenza come, rispetto alla teoria economica, il rialzo dei tassi vada a stimolare come vero e proprio acceleratore l’inflazione, limitando non solo gli investimenti, ma pure l’offerta di servizi e beni.