I rimborsi per i mutui a tasso variabile

di Gianfilippo Verbani Commenta

Per quanto concerne i tassi medi d’interesse, il mese di maggio ha fatto registrare un ulteriore ribasso, sfiorando un nuovo minimo storico: 2,24% a fronte del 2,29% di aprile e del 5,72% di fine 2007.


Stando all’ultimo rapporto mensile dell’Abi (Associazione bancaria italiana) i mutui erogati hanno fatto segnare a fine aprile 2016 un aumento dell’1,4% in confronto allo stesso periodo dello stesso anno, confermando pertanto una ripresa del mercato.

Lo stesso rapporto conferma anche, per le nuove erogazioni, la preponderanza dei finanziamenti a tasso fisso che ora configurano quasi i due terzi del totale, ribaltando di fatto le proporzioni in essere fino a circa un anno fa.

Per quanto concerne i tassi medi d’interesse, il mese di maggio ha fatto registrare un ulteriore ribasso, sfiorando un nuovo minimo storico: 2,24% a fronte del 2,29% di aprile e del 5,72% di fine 2007. E sono proprio questi valori minimi che hanno favorito la ripresa dei mutui a tasso fisso che, considerando la lunga durata di un finanziamento ipotecario, possono garantire rate convenienti per tutto il periodo del rimborso. Ancora meno cari sono in questo momento i mutui a tasso variabile ancorati all’Euribor, ormai in terreno negativo da circa la metà del 2015.

Quest’ultima tipologia di mutui merita riflessioni altre. Dato che gli interessi finali sono determinati dalla somma dello spread richiesto dalla banca più l’Euribor (oggi negativo), i mutuatari dovrebbero pagare interessi più bassi dello spread. Ad esempio se lo spread fosse pari all’1%, con l’Euribor a tre mesi a -0,26, l’interesse dovuto dovrebbe essere uguale allo 0,74%. Ma questo non avviene perché alcune banche hanno inserito nei nuovi contratti una clausola che pone un limite, il cosiddetto floor, per il quale il tasso finale non può essere in ogni caso minore dello spread.

Nel febbraio scorso è intervenuta sulla questione la Banca d’Italia che ha chiesto con una circolare agli istituti di credito di non applicare la clausola. A sentire le associazioni dei consumatori, nonostante l’intervento di Bankitalia, sinora nulla è cambiato. Tuttavia chiedere il rimborso di quanto eventualmente pagato in più è possibile, ma solo dopo aver verificato che nel contratto non sia presente la clausola ‘floor’.