Nuovi finanziamenti PMI per crescere sui mercati esteri

di Gianfilippo Verbani 2


 Aumenta nel nostro Paese il plafond di finanziamenti per le piccole e medie imprese che intendono crescere ed espandersi sui mercati esteri. La SACE, azienda leader nel nostro Paese nel comparto dell’assicurazione del credito, ha infatti reso noto d’aver stipulato nuovi accordi con gli istituti di credito portando il totale dei finanziamenti disponibili a ben 1,5 miliardi di euro; nel dettaglio, i nuovi accordi sono stati sottoscritti con Cariparma, Friuladria, Hypo Alpe Adria, Unibanca, Banca Popolare di Sondrio, Banca Sella, Gruppo Montepaschi e Banca Monte Parma. I nuovi accordi stipulati fanno incrementare il totale dei finanziamenti di altri 575 milioni di euro raggiungendo, come accennato, la quota di 1,5 miliardi di euro; in questo modo, su base territoriale, il sostegno al credito a favore delle PMI che vogliono crescere ed espandersi all’estero diventa più capillare e può garantire il giusto supporto finanziario ai progetti di internazionalizzazione ed alle attività correlate.

Grazie alla partnership con le banche, ed alle garanzie offerte da SACE, le PMI possono infatti ottenere finanziamenti di importo più elevato e con scadenze più lunghe, anche oltre i tre anni, potendo altresì usufruire di livelli di tassi applicati sui prestiti più competitivi. Le piccole e medie imprese che possono beneficiare di tali finanziamenti sono quelle che hanno un giro d’affari non superiore al livello dei 250 milioni di euro, di cui almeno il 10% proveniente dall’estero; rispettati i requisiti, sarà possibile accedere a finanziamenti che, fino ad oltre i due terzi dell’importo erogato, sono garantiti dalla SACE.

I progetti di internazionalizzazione ammessi, in accordo con quanto spiega tra l’altro la stessa SACE con una nota, possono essere quelli legati ai costi per la ricerca e lo sviluppo in Italia e all’estero, promozione e pubblicità, realizzazione di joint venture e spese sostenute per il rinnovo degli impianti. E ancora costi per i diritti di brevetti industriali, riqualificazione ed ampliamento, partecipazione di fiere all’estero, creazioni di reti commerciali fuori dall’Italia, ma anche costi sostenuti per tutelare il “made in Italy” o per acquisire partecipazioni in imprese estere a patto che la partecipazione stessa abbia un carattere non finanziario.


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