Mutui e affitti: “bonus anticrisi” nel Comune di Brescia

di Gianfilippo Verbani 3


 Nel Comune di Brescia la Giunta ha istituito a favore delle famiglie residenti il “bonus anticrisi”, uno strumento a sostegno del reddito consistente in agevolazioni sia sui finanziamenti immobiliari per l’acquisto della prima casa ad uso residenziale, sia per il pagamento dei canoni delle case in affitto. Per accedere ad una delle due agevolazioni le famiglie bresciane dovranno rispettare tutta una serie di requisiti, a partire dalla residenza maturata nel Comune per un periodo non inferiore ai cinque anni. L’ammontare del bonus affitti o quello sui mutui viene calcolato in funzione delle norme che regolano a livello regionale il fondo sociale affitti; in ogni caso i contributi a fondo perduto, verranno erogati a favore dei beneficiari con cadenza mensile e per un periodo di sei mesi oppure di un anno a seconda della condizione e posizione lavorativa del richiedente.

Per il bonus sugli affitti il potenziale beneficiario che presenta la richiesta dovrà tra l’altro dichiarare di non possedere proprietà immobiliari o mobiliari di importo superiore ai diecimila euro; lo stesso requisito deve essere rispettato, per quanto riguarda patrimoni diversi dalla prima casa, anche dal potenziale beneficiario che, avendo acceso un mutuo, vuole fruire del bonus mensile per il sostegno al pagamento dei finanziamenti immobiliari. Inoltre, per il bonus mutui occorre altresì che la prima casa abbia un valore catastale non superiore al livello degli 80 mila euro, altrimenti non si potrà accedere al beneficio.

Il “bonus anticrisi” nel Comune di Brescia è destinato principalmente ai lavoratori residenti che sono dipendenti o lavoratori flessibili, e che soprattutto hanno accusato gli effetti legati alla crisi economica riportando dall’agosto dello scorso anno una sensibile riduzione del reddito familiare. Tra gli altri soggetti beneficiari dei bonus predisposti dal Comune di Brescia ci sono anche le persone impossibilitate ad esercitare un’attività lavorativa, vedove aventi un’età non superiore ai 65 anni e genitori soli con figli minori, anche se questi ultimi dovessero essere stati affidati ai servizi sociali.


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