ING Direct: Conto Arancio torna a rendere

di Gianfilippo Verbani 1


 Andate nelle fabbriche o in qualche piccola azienda a chiedere se la crisi è finita: vi risponderanno quelli che sono saliti sui tetti per un rinnovo del contratto che non arriva, o quelli che lavorano ma attendono uno stipendio che il titolare si è impegnato a pagare entro 60 giorni non sempre con successo. Vi risponderà anche chi ha dei clienti che non lo pagano, prendendo spunto dalla crisi per fare i “furbetti” senza che nessuno li sanzioni, ed è costretto ad indebitarsi lui se non vuole che i suoi dipendenti facciano la valigia e cambino mestiere. Eppure, a onor del vero, qualche segnale di speranza c’è, ed oggi lo rintracciamo nella nuova campagna pubblicitaria del conto di deposito di ING Direct, l’ormai celeberrimo Conto Arancio.

“Mettetevelo nella zucca”, ci diceva la pubblicità martellante fino a pochi mesi addietro. Mettetevelo nella zucca che il denaro affidato a ING Direct è molto meglio retribuito rispetto a quello affidato alle banche, che tra interessi infimi e spese esplose finiscono per togliere più di quello che danno. In effetti, i risparmi nella zucca hanno un rendimento del 2,50%. Che non sarà più il 5% che ING Direct era nelle condizioni di proporre fino a una dozzina di mesi addietro, ma è pur sempre un 2,50 e per 12 mesi, dopo che periodi di carestia avevano anche drasticamente ridotto il tempo di maturazione (degli interessi, non della zucca).

Restano fatte salve la caratteristiche di Conto Arancio: zero spese, sia al momento dell’attivazione che alla chiusura che relativamente all’imposta di bollo; zero vincoli, perché potete decidere voi quando e quanto depositare, se integrare o trasferire sul conto corrente, senza che il denaro rimanga “bloccato” per un certo lasso di tempo da questa o da quella parte; rendimento elevato, tra i migliori del mercato; la comodità di gestire i soldi in qualunque momento, 24 ore al giorno tutti i giorni della settimana, con una semplice telefonata o su internet, sempre gratuitamente.


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