Banche: chiede conto corrente da 400mila euro ma è detenuto; conto negato

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Qualcuno l’ha chiamata “storia di discriminazione”, aggiungendoci pure l’aggettivo “brutta” per esplicitare con chiarezza il proprio disgusto. In tutta onestà, non siamo d’accordo: il mercato ha già dimostrato di essere tanto poco discriminatorio da accettare anche soldi virtuali e concordare fiducia gratuitamente a chi non ne meritava, figurarci se in questa situazione cambia registro e comincia a guardare per il sottile; non ci sembra proprio che sia il caso di parlare di ghetto, oppure di razzismo e concetti affini. Sicuramente, però, la storia si segnala per la propria singolarità: per questo ne parliamo, cercando il più possibile di attenerci alla cronaca e rimanendo lontani da un giudizio.

Un uomo di Viterbo si è visto negare da numerosi istituti di risparmio contattati la possibilità di aprire un conto corrente, dove sarebbe andato a depositare ben 400mila euro. La particolarità della vicenda risiede nel fatto che l’uomo è un cittadino italiano di origine rom e si trova in stato di detenzione. Tanto è bastato per farne un martire della giustizia civile e dell’ingiustizia bancaria. Il caso è piuttosto singolare perché l’uomo si trova a disporre della bella somma di cui sopra in quanto otto anni fa aveva intentato una causa civile contro l’ente proprietario dell’abitazione in cui risiedeva per richiedere il risarcimento dei danni fisici subiti a causa di una caduta avvenuta nell’appartamento.

La causa è andata in Tribunale, il ragazzo l’ha vinta ma ora si trova impossibilitato a riscuotere il denaro perché esso può venire accreditato solo mediante bonifico, che però non si può fare perché non esiste il conto corrente ricevente. Del caso si sta occupando il Garante per i detenuti del Lazio, che ha dato incarico ai suoi uffici di richiedere l’acquisizione di tutta la documentazione agli istituti di credito che hanno negato l’apertura del conto corrente. C’è inoltre una segnalazione all’ABI e alla Banca d’Italia riferita a un caso di discriminazione immotivata, della quale qualcuno ha trovato ragione nell’etnia del soggetto. Ma perché non pensare invece al suo stato di detenzione, segnale del fatto che forse tanto innocente il ragazzo non è e dunque la banca difficilmente vi si può affidare?