Dal prestito cambializzato al finanziamento fiduciario

di Gianfilippo Verbani Commenta


 In disuso il prestito cambializzato, cui negli anni passati si è fatto ricorso per la maggiore facilità di accesso anche da parte di chi veniva considerato cattivo pagatore, negli ultimi anni sta prendendo piede il finanziamento fiduciario che garantisce maggiore tutela agli istituti di credito e favorisce la restituzione del denaro in tempi dilazionati. Ma vale davvero la pena fare ricorso a tali strumenti?

Qualche vantaggio e il rischio di pignoramento immediato

Dovessi consigliare di ricorrere al prestito cambializzato, in tutta sincerità non lo farei. Perché, sebbene vi siano vantaggi e privilegi che altre forme di finanziamento non offrono – non ultima quella di chiedere al soggetto interessato minori garanzie – vi è un dettaglio che non si può trascurare e che, soprattutto oggi, rischia di incidere in maniera importante. L’accensione di un prestito cambilizzato determina un patto che ha un grosso limite rappresentato dal fatto che, in caso di insolvenza anche solo di una rata, il rischio di pignoramento immediato è elevato.

Beninteso: non è la maniera per mettere in discussione l’onestà di nessuno, semmai una considerazione doverosa dettata dallo stato di fatto di una crisi economica e sociale con cui tocca fare i conti. Accade infatti, con cadenza sempre più frequente, che la realtà professionale di un lavoratore possa di questi tempi modificarsi da un giorno all’altro: diminuiscono le certezze, aumentano i rischi.

E se tra i rischi in evidenza vi è quello di non beneficiare più di certezze contrattuali solide e stabili, occorre mettere in conto che, qualora venga stravolta la carriera lavorativa di ciascuno, il timore di non poter più adempiere ai propri impegni di debitore cresca in maniera direttamente proporzionale. Allora accadrebbe che da un vantaggio concreto – perché di vantaggi, il prestito cambializzato, consente di annoverarne diversi – ci si trovi improvvisamente in una situazione di enorme difficoltà. E, suggerisce la tipologia del finanziamento in questione, se non paghi, pignorano con nonchalance.

Anni Duemila: dalla cambiale alla fiducia

Seconda constatazione: proviamo a parlare di prestito cambializzato usando il tempo presente ma lo si fa, più che altro, per garantire una maggiore fluidità del discorso: allo stato attuale, infatti, quella della forma cambializzata è una formula desueta che gradiìualmente sta scomparendo. Sono sempre meno gli istituti di credito che vi fanno ricorso e tra le motivazioni che hanno determinato tale decisione vi è proprio quella legata alla constatazione di una elevata insolvenza.

Non conosciamo, allo stato attuale, istitti di credito che garantiscono tale forma di prestito: la maggior parte di essi ha tramutato la proposta in quello che si suol definire prestito fiduciario introducendo variabili che differenziano quella tipologia con questa. Il trapasso è avvenuto, in maniera visibile, a cavallo del primo decennio del Duemila.

Cos’è un prestito cambializzato

Tra le caratteristiche del prestito cambializzato, occorre indicarne almeno tre o quattro: è una formula di finanziamento a tasso fisso (e immutabile per tutto il periodo della restituzione) e rata costante, ovvero da rimborsare con cadenza stabilita e continuativa, di solito mensile. Come si evince dal nome, si tratta di un prestito restituito tramite cambiale da versare in loco (presso la filiale bancaria di riferimento): per cambiale è inteso un titolo di credito all’ordine attraverso cui ci si impegna a pagare una determinata somma a una determinata scadenza.

Tra i requisiti per l’accensione di un prestito cambializzato vi è quello di essere lavoratori dipendenti (solita busta paga da presentare al momento della stipula) ma il motivo per cui, soprattutto in passato, vi si ricorreva in maniera assidua è legato al fatto che gli istituti di credito tendevano a ignorare ogni qualsivoglia aspetto precedente della vita del debitore e non erano pochi i casi di soggetti pronti a ricorrere al prestito cambializzato perché l’eventuale stato di pregressa insolvenza non determinava una discriminante.

Altri due o tre vantaggi garantiti: non serve la presenza di un garante, a meno che l’entità della somma richiesta non sia particolarmente elevata e l’erogazione della somma avviene in tempi piuttosto rapidi (nell’ordine di due giorni) attraverso un assegno circolare intestato al  richiedente o tramite accreditato sul conto corrente bancario. Gli ultimi dati statistici portano a dire che si ricorreva a tale tipologia di finanziamento per beneficiare dell’accredito di una somma media che oscillava tra i 30 e i 40 milioni (diventati poi 15-20 mila euro) e che la durata del periodo di rimborso si attestava appena sopra le 12 mensilità.

Cos’è il prestito fiduciario

Del prestito cambializzato, quello fiduciario ha conservato la caratteristica di non essere un finanziamento adatto per l’acquisto di un bene durevole, semmai diventa uno strumento da considerare in caso di necessità di liquidità. Anche in questo caso, il rapporto si instaura tra richiedente e istituto di credito, la somma viene erogata attraverso un bonifico e un assegno circolare e la restituzione è prevista tramite erogazione di rate mensili.

La tendenza di tale tipologia, che sta piano prendendo piede, è quella di stipulare formule di restituzione che tengano conto del reddito mensile del richiedente: sulla base delle entrate si costruisce un pacchetto rateizzato che non vada a incidere eccessivamente sulla busta paga. Pare un’ottima soluzione in grado di tutelatre allo stesso modo l’istituto finanziario e il soggetto debitore. Le banche tendono a garantire un massimale di 30 mila euro senza richiedere l’indicazione della finalità del prestito. La prassi è che le rate siano restituite entro un massimo di 120 mesi e, in questo caso, pesa eccome la pregressa carta di identità del contraente (in caso di debiti insoluti, insomma, diventa complicato averne accesso).

Chiedi dieci e restituisci di più: è davvero necessario?

Anche qui, si parte da una osservazione: nella maggior parte dei casi, ci si avvale di tale strumento per necessità repentine e improvvise. La mancanza di denaro liquido porta ovviamente ad attingere laddove lo stesso sia non solo garantito ma anche attraverso una tempistica celere. Sono situazioni che, nel corso di una vita, ciascuno rischia di dover affrontare.

E’ successo anche a me e riconosco che in quei casi – quando guadagnare secondi è un obiettivo importante tanto quanto quello di avere in tasca qualcosa – pensare al prestito fiduciario è come trovarsi con un cucchiaio di gelato in mano ed è assai più complicato non mangiarlo piuttosto che il contrario.

Nel mio caso, superando ogni tipo di remora, mi sono poi affidato al sostegno di persone care che hanno volentieri accettato di garantirmi un aiuto. Si è sempre punto e a capo: chiunque possa farne a meno, sia felice di rinunciarvi. Coloro che non hanno alternative, ponderino al meglio ciascun dettaglio e cerchino semmai di chiedere lo stretto necessario: ne un centesimo di più, né uno di meno.

Ricordate sempre di mettere in fila le priorità e scartare tutto ciò che è superfluo: in fondo il dato concreto resta sempre lo stesso. Uno domanda dieci e si trova a restituire quindici, sedici. A conti fatti, non è mai un affare, neppure quando le alternative sembrano poche o addirittura pochissime.