Prestiti previdenziali, nuove norme in caso di pensione anticipata?

di Gianfilippo Verbani Commenta

Il Governo sta discutendo un tema delicato, quello della pensione anticipata. Tema che amplia in qualche modo il concetto relativo ai prestiti previdenziali e il loro collocamento all'interno delle problematiche provocate dalla Riforma Fornero.


Tempo di riforme e novità per quanto riguarda il trattamento pensionistico. Riforme e novità che coinvolgono (e preoccupano) tutti.

Il Governo sta discutendo un tema delicato, quello della pensione anticipata. Tema che amplia in qualche modo il concetto relativo ai prestiti previdenziali e il loro collocamento all’interno delle problematiche provocate dalla Riforma Fornero.

L’esecutivo guidato da Renzi sta riflettendo sulle possibili soluzioni in materia di anticipazione dei tempi pensionistici per coloro i quali sono rimasti penalizzati negli ultimi cinque anni dall’innalzamento dell’età necessaria per godere dei propri contributi e lasciare il lavoro.

Banche e Inps, dal canto loro, sarebbero un aiuto per garantire nuove norme di flessibilità in uscita. Sarà, però, fondamentale con ogni probabilità l’accettazione da parte del lavoratore di una decurtazione temporanea dell’assegno pensionistico proporzionale al numero di anni di anticipo sulla data di uscita effettivamente programmata.

Il lavoratore ha dinanzi a sè una scelta. Quella di anticipare l’età di pensionamento. Come? Sottoscrivendo un prestito bancario che inizialmente sarà rimborsato dall’Inps e poi sarà a carico proprio. La prassi prevede una trattenuta sull’assegno al quale avrà diritto dopo aver raggiunto i requisiti di legge.

Il prestito previdenziale contempla l’intervento da parte di banche, Inps, Stato e talvolta assicurazioni. La formula del pensionamento anticipato interesserebbe, secondo le ultime manovre di governo, anche coloro i quali hanno perso il lavoro poco prima di entrare in età pensionabile, e per poco non hanno maturato i requisiti necessari per legge, nonché i lavoratori che le aziende scelgono di mandare in prepensionamento a fini riorganizzativi interni. Sarà, in questo caso, l’azienda stessa a prendere parte ai costi dell’operazione.