Prestiti liquidità un quinto del totale

di Gianfilippo Verbani Commenta


 I prestiti per liquidità continuano a rappresentare una parte fondamentale di tutti i finanziamenti personali erogati dalle banche italiane. Secondo quanto affermato da una recentissima ricerca da parte di uno dei principali operatori di settore, nel corso dei primi sei mesi dell’anno, infatti, circa il 21 per cento dei finanziamenti domandati sarebbe stato richiesto per motivazioni di liquidità, con una percentuale che si mantiene pertanto tra le più elevate in ambito nostrano.

A seguire – sostiene ancora la ricerca formulata da prestitionline.it, il 20 per cento richiesto per l’acquisto di un’auto usata o per la ristrutturazione della casa, mentre solamente l’1,4 per cento ha fatto richiesta di un prestito personale per hobby personali o vacanze (vedi anche prestiti per matrimoni in forte crescita, di cui abbiamo parlato poco tempo fa su queste pagine).

Per quanto attiene le altre principali caratteristiche tecniche dei prestiti, si noti come la durata più richiesta per i prestiti personali sia anche quella più ampia, pari a 84 mesi (oltre il 22 per cento dei richiedenti) e, a seguire, quella di 60 mesi (oltre il 20 per cento). L’importo medio dei prestiti erogati si attesta invece a 10.878 euro, in leggero incremento rispetto all’ultimo semestre del 2012.

L’osservatorio del portale di comparazione dei prestiti evidenzia infine come quasi il 30 per cento di tutti i prestiti erogati abbia un importo compreso tra i 5 e i 10 mila euro, mentre la richiesta di finanziamenti per le diverse aree geografiche italiane sia sostanzialmente in linea con quanto precedentemente rilevato dallo stesso osservatorio, ripartendosi in misura pari al 42 per cento al Nord, al 37 per cento al Sud e al 21 per cento al  Centro.

Continueremo, anche nel corso delle prossime settimane, a monitorare l’evoluzione dell’andamento dei finanziamenti personali in Italia, con l’impressione che molto dipenda non solamente dalla “generosità” delle banche nostrane, quanto anche dalle propensioni di consumo, o dal rinvio delle decisioni di spesa, da parte degli italiani.