Quando, come sta avvenendo in questi anni, è in corso una rivoluzione, può essere bene cercare di controllarne le spinte innovatrici onde evitare che in questi spazi di manovra si inserisca qualche malintenzionato che non è stato invitato e che potrebbe, con la propria truffaldina opera, mandare l’intero progetto all’aria. Digiuni di rivoluzioni in senso stretto dal lontano 1968 (con l’aggravante rappresentata dal fatto che neppure quella rivoluzione fu completata), ci stiamo ora assuefacendo alla rivoluzione informatica che avviene ogni giorno quasi senza che noi ce ne possiamo accorgere. Eppure, dice bene l’ad di Poste Italiane, Massimo Sarmi, sarebbe cosa “buona e giusta” rendersi conto che le cose stanno cambiando e servono risorse nuove per fronteggiare inconvenienti mai presentatisi prima d’ora. Il problema della sicurezza informatica, insomma, è urgente!
“La cyber security è una battaglia cruciale per la sicurezza e la competitività del Paese: la pressione della criminalità informatica e l’aumento di denunce e arresti nei primi mesi del 2010 dimostrano che il fenomeno sta assumendo in Italia un rilievo che merita la massima attenzione delle istituzioni e delle imprese per tutelare le informazioni sensibili di interesse strategico per la sicurezza dello Stato, la privacy dei cittadini e le attività economiche”.
Plaudiamo, poi, all’iniziativa presa da Sarmi: concentrare il discorso e l’attenzione sul proprio “orticello”, che si conosce, piuttosto che generalizzare in un discorso che rischia di diventare inconcludente. L’ad dei “postini” ha infatti proseguito: “la situazione descritta dagli investigatori dimostra che Poste Italiane ha imboccato da tempo la strada giusta per garantire la sicurezza sul web”, sia attraverso “la realizzazione di tecnologie in grado di monitorare tutte le operazioni di comunicazione digitale e di transazione finanziaria via internet a tutela della clientela”, sia con la creazione “di organismi internazionali di collaborazione per favorire nel nostro Paese lo sviluppo di una cultura della Cyber security e creare le condizioni per una consultazione continua tra esperti, scambiare informazioni e potenziare le forme di prevenzione del fenomeno”.
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