Mutuo, l’influenza di tassi e spread

di Gianfilippo Verbani Commenta

Nel 2015, durante i 12 mesi dell’anno la contrazione è arrivata a toccare sui migliori spread praticati il 15% per i mutui a tasso variabile e ben il 47% per i mutui a tasso fisso.


Il 2015 è stato determinante per la convenienza dei mutui e la conseguente ripartenza del mercato. Il prezzo proposto dalle banche, con spread ridotti nel quarto trimestre del 2015 all’1,6% e all’1,0% rispettivamente per i tassi variabile e fisso, perdendo punti essenziali dal primo trimestre dell’anno, quando avevano misurato l’1,8% e l’1,9%, è stato un fattore scatenante.

Si parla di una contrazione che nel corso dei 12 mesi dell’anno è arrivata a toccare sui migliori spread praticati il 15% per i mutui a tasso variabile e ben il 47% per i mutui a tasso fisso.

La causa di questo movimento è da ricollegare alla politica monetaria espansiva adottata BCE, con l’immissione di liquidità sul mercato bancario che ha come diretta conseguenza la riduzione dei tassi d’interesse con cui le banche si scambiano denaro: l’Euribor a tre mesi, l’indice che determina insieme allo spread il tasso finale dei finanziamenti variabili, oggi è a -0,17%. Allo stato attuale, per un mutuo a 20 anni a tasso variabile e un loan-to-value del 50%, il tasso nominale è inferiore all’1,2% e il tasso effettivo sotto l’1,5%.

In questo panorama in cui le banche si tutelano fissando un tetto minimo al di sotto del quale lo spread non può scendere nelle loro valutazioni dell’offerta di finanziamenti, la Banca d’Italia trasmette una circolare che contiene un richiamo agli istituti di credito perché adottino la massima trasparenza e correttezza sui tassi applicati ai mutui variabili.

“Da alcune segnalazioni pervenute sono emerse ipotesi in cui gli intermediari hanno neutralizzato l’erosione dello spread derivante dal sopravvenuto valore negativo del parametro, attribuendo a quest’ultimo valore pari a zero e questo ha determinato l’applicazione di tassi di interesse non allineati con le rispettive previsioni contrattuali”, si legge nella comunicazione pervenuta agli istituti.