G20 e Crisi Economica: tasse alle banche, salta il progetto

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Preso in mezzo tra numerose quanto contrastanti esigenze, il G20 (meeting tra i principali rappresentanti dei 20 Paesi più avanzati del Mondo) è riuscito a raggiungere un faticoso accordo sulla necessità di “accelerare il processo di consolidamento dei conti” nei Paesi alle prese con problemi di bilancio, anche se le turbolenze che hanno investito i mercati di recente – ultima in ordine di tempo quella di venerdì, innescata dalla notizia di una possibile crisi ungherese – rapprsentano un segnale d’allarme per una ripresa che comunque “procede a un ritmo maggiore rispetto a quanto era stato previsto”, sebbene vi siano evidenti discrepanze tra diverse regioni.

Il punto a nostro giudizio più importante, quello relativo all’intrduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie che avrebbe potuto – nelle intenzioni dei proponenti – ripagare almeno in parte gli interventi di salvataggio resi necessari dalla crisi, non è passato, sebbene si sia arrivati ad un accordo di principio affinché il sistema finanziario contribuisca a pagare i costi dei salvataggi con una partecipazione che si possa dire “equa e sostanziale”. Le prospettive, comunque, non sembrano così negative: le norme di Basilea 3 entreranno in vigore entro il 2012, come previsto, anche se con maggiore gradualità; la nuova finanza, che dovrà nascere (nuova araba fenice) dalle ceneri del disastro degli ultimi anni, dovrà rispondere alla regola del PIT (“propriety, integrity, trasparency”, ossia correttezza integrità e trasparenza).

Soddisfatto il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, il quale rispetto a queste nuove regole ha sentenziato “Questa formula ci compatta”. Il dibattito del G20 si è sviluppato attorno al tema del risanamento dei conti pubblici. Con un distinguo, portato avanti dall’amministrazione americana per bocca del segretario al tesoro, Tim Geithner: “Il consolidamento dei conti non deve mettere a rischio la ripresa”, ossia il rilancio dovrà passare ancora una volta attraverso strumenti di debito. Secondo il presidente della BCE, Jean Claude Trichet, il consolidamento delle finanze pubbliche “è un lavoro che deve essere fatto a livello mondiale”