Fidarsi delle banche è giusto?

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Facciamo bene a fidarci delle banche? E cambiare banca è utile o corriamo il rischio di passare dalla padella alla brace? Secondo 3 italiani su quattro la risposta è negativa. Ad affermarlo è l’istituto di ricerca e sondaggi Swg, che ha predisposto due indagini esclusive, una delle quali riguardante la fiducia degli italiani nelle principali “istituzioni” (anche finanziarie) e, in particolar modo, nelle banche. Il risultato è particolarmente deludente: solamente un quarto degli italiani ha la giusta fiducia negli istituti di credito.

A costituire ulteriore elemento di interesse è il fatto che la percentuale di italiani che si fida delle banche è in rapido deterioramento: basti considerare, riportavano le stesse considerazioni della Swg, che appena cinque anni fa il 57% del campione intervistato si dichiarava soddisfatto dei servizi forniti dagli istituti di credito, e che oggi il 47% degli intervistati non esita a definire “sanguisughe” le banche.

Ancora, Swg sottolinea come l’inversione di tendenza sembra essere guidata prevalentemente dagli over 55, visto e considerato che il 62 per cento degli italiani di età compresa tra i 55 e i 64 anni, appena cinque anni fa aveva fiducia nelle banche, e come ora tale percentuale sia drasticamente calata al 26%.

Per quanto invece concerne le cause che hanno determinato questo crollo, la crisi (24%), gli scandali degli ultimi anni (23%), la difficoltà nell’accesso del credito (9%), la sensazione di essere spremuti dagli istituti di credito (17%) e le esperienze dirette negative (12%) costituiscono le determinanti più rilevanti.

Infine, equiparando le banche a degli animali, il 47% degli intervistati le vede come delle sanguisughe, il 41% come degli squali, il 30% come le iene. Ancora, per il 7% sono dei maiali, per il 6% come degli elefanti, per il 4% come aquile e, infine, per il 3% come delle tigri.

A costituire la punta dell’iceberg dell’antipatia nei confronti delle banche sono gli stipendi ai manager, che per il 52% degli intervistati andrebbero addirittura cancellati.