La dieta del Bancomat

di Gianfilippo Verbani 2


 Non affidatevi a quelle riviste che promettono snellimenti miracolosi e repentini “senza rinunciare al gusto” o “facendo impazzire il vostro partner”; ma non vi basterà neppure affidarvi alle cure di un buon dietologo, senza per questo che si voglia metterne in dubbio la capacità; la vera verità è che se volete dimagrire, o quantomeno cominciare a mangiare sano, dovete necessariamente ridurre l’utilizzo del vostro bancomat. Questo, almeno, è quanto avrebbe dimostrato uno studio pubblicato dal Journal of Consumer Research, secondo cui se si paga in contanti è più probabile che si evitino i cibi-spazzatura.

Indipendentemente dalla dieta, sembra che la psicologia del consumatore sia più propensa a discolparsi nel caso in cui il pagamento avvenga con carta magnetica invece che mediante il contante. Nello specifico, la ricerca portata avanti dalla Cornell University ha analizzato i comportamenti alla cassa di un migliaio di famiglie, seguendole per un periodo di sei mesi: si lasciava che la famiglia andasse a fare la spesa, inconsapevole rispetto alle ragioni per le quali era stata sottoposta a monitoraggio, e si andava ad indagare “a valle” quanto acquistato. Per scoprire che se il pagamento era avvenuto con carta di credito o bancomat, i carrelli erano sensibilmente più pieni di cibi considerati da ciascuno poco salutari o universalmente riconosciuti come tali.

Preso atto della tendenza, si è poi andati ad intervistare gli autori della spesa per capire quali fossero state le origini del trattamento differente. Orbene: è emerso che tirare fuori le banconote per pagare una spesa che fa male, provoca un senso di colpa maggiore rispetto a quanto non avvenga con una semplice strisciata. “La nozione che la modalità di pagamento influisce sugli acquisti è importante – hanno detto gli autori – perché l’aumento dell’epidemia di obesità suggerisce che gli acquisti impulsivi sono difficili da evitare per molti consumatori”.


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