Carte di Credito: USA in cura, morosità in calo

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Di fronte ad una malattia, ad un ricovero ospedaliero ed ai consigli dei medici, le strade che un ipotetico malato può pensare di intraprendere sono sostanzialmente due: o accettare con fiducia il responso ed adeguarsi al protocollo per agevolare la guarigione e fare in modo che sia duratura e definitiva, oppure continuare a mantenere le proprie cattive abitudini, magari le stesse che hanno condotto proprio lì, meravigliandosi poi che il decorso non segua i programmi stabiliti dagli specialisti e finire per precipitare in situazioni magari ancora peggiori. Tutto questo per dire che anche a fronte della crisi economica che ha sconvolto il modo di vivere dei Paesi più ricchi le strade da intraprendere potevano essere due e due sole.

La seconda, quella dell’ulteriore indebitamento e dell’adozione di comportamenti che potremmo definire “poco virtuosi”, non avrebbe di certo giovato ai piccoli risparmiatori, che magari avrebbero continuato ad indebitarsi senza però avere la possibilità di rifondere quanto ottenuto in prestito da banche e istituti di credito di ogni altro genere fino a finire “gambe all’aria”, in bancarotta. La prima, che a quanto pare è anche quella che è stata intrapresa, era la possibilità di “mettersi a dieta”, smettendo finalmente di spendere più di quanto si aveva in cassa e si poteva guadagnare.

Se la crisi ha avuto una conseguenza positiva, a quanto pare, questa può essere proprio rappresentata dall’adozione di uno stile di vita più sano, meno “ipercalorico”, più vicini alle reali opportunità di ognuno. A suffragare questa teoria, i dati provenienti dagli Stati Uniti. “In Usa – riferisce AGI News – i casi di morosità sulle carte di credito sono diminuiti dal 4,39% al 3,88% nel primo trimestre. Si tratta del primo calo sotto la soglia del 4% dal 2002, secondo quanto riporta l’American Bankers Association”. Aumenta, insomma, la capacità di stare al passo con le spese. Non certo perché si è tornati ad essere ricchi, quanto perché si sta cominciando a capire che si può essere felici anche senza dover far passare questa felicità attraverso il possesso di status symbol.