Carte di credito: anche in Europa si rischia la “bolla”

di Gianfilippo Verbani 2


 In linea con quanto avvenuto negli Stati Uniti, anche nel Vecchio Continente è alto il rischio che quella sulle carte di credito possa trasformarsi in una vera e propria “bolla finanziaria“. La previsione, riportata dal Financial Times, è a cura del Fondo Monetario Internazionale che, in particolare, teme una raffica di insolvenze da parte dei consumatori con conseguenti rischi per la tenuta del sistema bancario e per la crescita economica, la cui espansione, attesa per i prossimi mesi, potrebbe essere soffocata sul nascere. Sul fronte del credito al consumo, quindi, il rischio è che la crisi debba ancora arrivare, visto che le insolvenze stanno crescendo in scia all’aumento dei licenziamenti; in particolare, la situazione sembra essere più grave nel Regno Unito, ma nel complesso in tutto il Vecchio Continente gli standard e le condizioni per l’emissione delle carte di credito sono diventati più stringenti, e rispetto al passato, quando le carte vengono emesse, i massimali di spesa concessi ai consumatori sono mediamente più bassi rispetto ai tempi del “credito facile“.

In tal senso può essere letto il dato emerso dall’indagine Censis-Confcommercio sul ricorso al credito al consumo in Italia; nell’ultimo semestre, infatti, dall’indagine è emerso un minor utilizzo del credito al consumo, ma c’è da spiegarsi se ciò sia  avvenuto in virtù del fatto che le famiglie hanno la liquidità necessaria per acquistare beni e servizi senza ricorrere ai prestiti, oppure se in effetti il minor ricorso ai pagamenti a rate sia frutto di una maggiore severità degli istituti di credito e delle società finanziarie nel prestare il denaro.

Al credito al consumo, tra l’altro, gli italiani in questo momento non sono propensi a ricorrere magari per acquistare i mobili nuovi, o per sposarsi; sia nell’uno, sia nell’altro caso, infatti, non mancano gli italiani che rinviano il tutto a tempi migliori, visto che il ricorso al credito al consumo, come emerge dall’analisi Censis-Confcommercio, è molto spesso correlato a situazioni di necessità causate dalla scarsa liquidità. Insomma, le famiglie più in difficoltà ricorrono al credito al consumo aspettando che il peggio possa essere lasciato alle spalle, e che il mercato del lavoro torni ad offrire le opportunità pre-crisi. Ma in questo modo, in assenza di una ripresa solida e sostenibile, il “rischio bolla” resta alto.


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