Carte di Credito per la Cultura, il Piemonte studia come ovviare alla crisi

di Gianfilippo Verbani 1


 Non è il pesce, come voleva una reclame che i meno giovani (ma non troppo) tra voi ricorderanno, ad “aguzzare l’ingegno”; bensì è la necessità. E crediamo lo abbiate sperimentato anche voi: vi affidano un lavoro, dopo un periodo di affiancamento vi lasciano soli ad eseguirlo, ed è solo lì che – magari attraverso una serie di errori – imparate a farlo; vale anche per chi ha un figlio e non gli ha mai cambiato il pannolino, o per chi si è trovato – pur fresco di patente – in una situazione di guida decisamente problematica. È la necessità ad aguzzare l’ingegno, ed è la necessità di fondi, dettata dal ridimensionamento dei bilanci e delle spese imposto dalla crisi economica, ad aver “costretto” gli enti locali a fare i conti con ristrettezze economiche e la necessità di porvi rimedio.

Per questo, mutuando un’esperienza che ha già riscosso grande successo Oltreoceano l’assessore regionale alla Cultura per il Piemonte, Michele Coppola, ha inventato un progetto ribattezzato “una carta di credito per la cultura” (forse in attesa di un brand più accattivante e d’impatto). In sostanza, l’idea lanciata da Coppola è che tutto quanto espone e produce cultura in Piemonte sia finanziato da una partnership con i più grandi erogatori di carte di credito: senza costi aggiuntivi a carico del cliente, quando questo utilizza la propria carta per il pagamento di qualsivoglia sua spesa, una piccola percentuale verrà trasferita al fondo che la Regione intende aprire per il sostentamento delle istituzioni culturali.

Tra gli “obiettivi” possibili destinatari degli aiuti, Coppola ha già individuato gioielli come il Regio o il Museo di Rivoli. Se credete che non possa funzionare, volgete lo sguardo a quel gioiello che accoglie chi arriva a New York dal mare: la Statua della Libertà. Grazie ad un accordo con American Express che prevedeva fosse devoluto un penny per ogni transazione, il simbolo della città più affascinante degli Stati Uniti è stato completamente restaurato riducendo l’impatto dell’apporto pubblico alle opere.


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