Il 60% dei lavoratori domestici in Italia lavora in nero

di Daniele Pace Commenta


 Altro triste primato per il nostro paese, dove, secondo il Libro Bianco, il 60% dei lavoratori domestici lavorano in nero. Si tratta di 1,2 milioni di persone che non hanno diritti, a cui non vengono fatti i regolari contratti, e che rappresentano il’1,25% del Pil. A dirlo il Libro Bianco del lavoro domestico “Famiglia, lavoro e abitazione” di Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico e di Effe, la Federazione europea dei datori di lavoro domestico.

I numeri

Il settore dei lavoratori domestici è molto importante in Europa, come fanno notare le due federazioni, perché vale il 4% del totale degli occupati. Per fare un confronto, l’ospitalità rappresenta il 4,7% e l’edilizia il 6,8% delle costruzioni.

Ma purtroppo, nel nostro paese, sono una categoria a rischio, in cui il lavoro nero supera la metà degli occupati, che potrebbero essere anche 4 milioni, tra qualche anno, a causa dell’invecchiamento della popolazione. Potrebbero essere anche 5 milioni, con un +40% nell’occupazione.
In Europa oggi ci sono 8 milioni di lavoratori domestici, in regola con i contratti. Ma al di là delle Alpi, l’irregolarità è meno diffusa, anche perché la somministrazione di lavoro viene effettuata da agenzie esterne, per cui è difficile commettere irregolarità. Si tratta del 70% del totale dei lavoratori.

Solo il 30% dei domestici europei ha un’assunzione diretta, in un ambito in cui è più facile per i datori di lavoro assumere a nero. Ma la cultura europea è diversa da quella italiana, e il lavoro nero è meno frequente.