Tremonti: “Tetto ai manager via, però…”

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Il tetto agli stipendi dei manager sparirà. La norma proposta dal senatore dell’Italia dei Valori (nonché presidente dell’associazione dei consumatori Adusbef) Elio Lannutti, e passata mercoledì della scorsa settimana in Senato anche grazie ai voti della maggioranza, sarà modificata con un intervento del Governo. L’annuncio è giunto nientemeno che dal titolare del dicastero dell’Economia, Giulio Tremonti, il quale ha anticipato la correzione di una misura giudicata “Incostituzionale” dal Tesoro e che ha generato non poco caos all’interno del mondo politico e delle istituzioni, con la dura condanna espressa dal Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

La norma incriminata, passata con un subemendamento alla Legge comunitaria 2009, impone che i compensi ai manager delle società quotate in Borsa non possano superare lo stipendio annuo lordo che spetta ai Parlamentari, vale a dire circa 350mila €uro all’anno, e vieta il pagamento tramite le cosiddette “stock option”. Il risultato è quello di mettere all’improvviso fuorilegge tutte le remunerazioni delle principali società quotate, difatti le imprese hanno reagito male parlando di norma “populistica” (e questo è stato solo il più edulcorato dei commenti). Le parole di Tremonti hanno fatto rientrare l’allarme, anche se lo stesso ministro ha avvertito le imprese: questa norma è sbagliata, ma il tema degli stipendi dei manager è un argomento importante dell’agenda politica.

In sostanza, come spesso accada in politca, si tratta di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, in modo da scontentare tutti e nessuno. Tremonti ha infatti posto il problema di una cosiddetta “moralità” nelle retribuzioni dei top manager, facendo così storcere il naso a Confindustria, ma per contro ha fornito all’associazione stessa il “contentino” rappresentato dal dire che non è il tetto in sé ad essere sbagliato, semmai la quantificazione (troppo bassa) dello stesso. Certo è che un problema di moralità si pone, ma anche un problema di giusta retribuzione: il manager è un po’ come l’allenatore di una società di calcio, più è capace e più guadagna, e porre un tetto – magari mentre altri in Europa non si pongono il problema – significa rischiare di far emigrare i migliori in altre aziende di altre nazioni, dacché queste potrebbero offrire compensi più gratificanti.