Commissioni Massimo Scoperto: la Legge le abolisce, le banche…

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Altro che giornalista: da grande voglio fare l’imbianchino! Provate a pensare quante sono le cose che, una volta riverniciate – o ristrutturate – senza alterarne la sostanza, ci sembrano improvvisamente, perché rinfrescate, più belle, quasi fossero nuove. Potremmo fare l’esempio dei saldi, con abiti sempre uguali a se stessi che divengono affascinanti, anche se magari il prezzo rimane esorbitante (400 €uro per una borsa firmata? Ma dai…), solo perché vediamo attaccato un cartellino che ci dimostra uno slancio di buona volontà dell’esercente. Ma sarebbe peggio se ci concentrassimo sulle commissioni bancarie, che hanno cambiato nome per finire mascherate nel calderone dell’estratto conto eppure incidono “come prima, più di prima” sulle tasche dei risparmiatori.

Che ne dite del CAF? Se lo trovaste addebitato, forse neppure fiatereste. Sono le Commissioni di Affidamento, il tranello escogitato da BNP Paribas per rinominare le commissioni di massimo scoperto, che pure risulta siano state abolite per chi non ha fido acceso in conto corrente da circa un anno. C’è chi la chiama “commissione disponibilità fondi” (UniCredit), chi si è inventato un “corrispettivo sull’accordato” (Mps), altri “spese per sconfino” (Popolare di Milano) o “corrispettivo disponibilità creditizia” (Popolare di Lodi). Al di là dell’attribuzione nominale, il gioco è chiaro: tornano vecchi costi con un nome nuovo. E che costi: la banca delle “spese per sconfino” suddette, ossia BPM, arriva a chiedere 50 €uro per un “rosso” superiore a 2 €uro in conto.

Purtroppo in Italia capita spesso di constatare come fatta la Legge sia immediato trovare l’inganno che la aggira. Così è anche in questo caso, almeno a sentire Fabio Picciolini, responsabile del settore credito di Adiconsum. Già, perché una normativa in materia esiste, è la legge 2/2009 (prevede l’abolizione della commissione di massimo scoperto nei conti correnti senza affidamento, ovvero laddove l’utente non abbia sottoscritto con la banca un’apertura di credito legata al proprio conto). Ma è bastato sostituire la voce CMS (Commissione Massimo Scoperto) con le stramberie di cui sopra, e il gioco è andato in porto. “Le nuove commissioni bancarie che hanno sostituito la commissione di massimo scoperto si stanno rilevando più costose per i consumatori”: qualcuno ascolterà il monito dell’Antitrust?