Truffe con Carte di Credito: Pena “Piena” anche quando il POS non funziona

di Gianfilippo Verbani 1


 Di notizie buone è bene non esser mai sazi; per questo siamo lieti di riferirvi quanto stabilito dalla Cassazione, di certo un punto a favore nella lotta contro il crimine e – più nello specifico – contro le truffe da denaro “virtuale”. Utilizzare una carta di credito clonata, oppure non essere in grado di farlo perché il POS (il terminale mediante il quale il negozio si accredita l’importo dell’acquisto stornandolo dal vostro conto corrente) non funziona e la transazione non può essere eseguita, sono reati equiparabili, che dunque danno luogo allo stesso tipo di pena, senza sconti. A consumare il reato, difatti, basta la consegna della carta da parte del falso titolare al negoziante. Lo afferma la Cassazione, sezione II penale, con la sentenza 27167/10.

Anzitutto, complimenti al commerciante per la prontezza di spirito: quante volte ci capita di non veder richiesta, come invece sarebbe doveroso che si facesse, la nostra carta d’identità a conferma del fatto che siamo proprio noi i titolari della carta di credito mediante cui si sta effettuando l’acquisto? Nel caso specifico, invece, è successo addirittura che l’esercente, insospettitosi per aver riconosciuto uno dei due clienti (già noti alla giustizia e recidivi per fatti similari) ha pensato bene di bloccare l’iniziativa utilizzando un semplice stratagemma: fingere un improvviso malfunzionamento del POS utilizzato per effettuare le transazioni.

Una volta che i due malviventi sono stati arrestati “per vie traverse”, si è presentato anche il caso in oggetto e la difesa della coppia ha puntato sulla richiesta di uno sconto di pena determinato dal fatto che i due assistiti non erano di fatto riusciti a consumare il reato. Otto mesi sembravano troppi per una “tentata” truffa, tanto che gli avvocati avevano addirittura richiesto una cancellazione della pena. Non così la Cassazione, che ha convalidato, seppure indirettamente, la decisione emessa in sede di merito. “Gli imputati – si legge nella sentenza – hanno consumato il reato nel momento stesso in cui hanno consegnato la carta di credito clonata al commerciante: del resto era nelle loro intenzioni, il fatto che il commerciante non si sia prestato al gioco è totalmente ininfluente.


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