Obama tassa le banche: “Rivogliamo i soldi dei contribuenti”

di Gianfilippo Verbani Commenta


 A chi lo ha accusato di essere troppo indulgente con tutti, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dimostrato una risolutezza che certo non gli conoscevamo quando si è trattato di chiedere alle banche americane aiutate dallo Stato la restituzione di quanto concesso in aiuto. Nonostante sia impegnato in prima persona, anche per evidente opportunità politica, nell’aiutare le popolazioni così duramente colpite dal terremoto ad Haiti, Obama ha trovato il tempo e le parole buoni per sferzare gli istituti di credito americani, da molte parti indicati come i principali fautori della grave crisi economica mondiale che ha caratterizzato il 2009.

“Rivogliamo i nostri soldi, e ce li riprenderemo”, ha dichiarato un Obama molto risoluto da Washington nel corso di un breve discorso pronunciato alla Casa Bianca. “Il mio piano – ha detto – non ha l’obiettivo di punire le banche, ma di impedirne gli eccessi inclusi i bonus straordinari ai dipendenti, tanto elevati da poter essere definiti osceni senza alcun timore di essere smentiti”. In effetti, le prime cinque banche di Wall Street hanno raccolto utili pari a 30 miliardi di dollari nei primi tre trimestri del 2009, e si preparano ora ad elargire ai propri dirigenti bonus paragonabili agli anni del boom senza che invece sia prevista una restituzione del denaro ottenuto dallo Stato all’epoca dei salvataggi in serie.

“Il mio impegno è quello di recuperare ogni centesimo dovuto al popolo americano”, ha detto Obama, “e la mia determinazione a raggiungere questo obiettivo si rafforza nel sentire notizie di enormi profitti e bonus osceni per quelle società che devono la loro stessa sopravvivenza agli americani”. È in cantiere quindi una nuova tassa, che la Casa Bianca chiama “di responsabilità per la crisi finanziaria”; se approvata dal Congresso, essa obbligherà circa 50 tra banche, compagnie di assicurazione e società di brokerage a pagare collettivamente 117 miliardi di dollari nei prossimi 12 anni, di cui 90 miliardi nei primi 10 anni. Di queste società, circa 35 sono americane.