Lo spread è costato un miliardo in interessi. Ne vale la pena?

di Daniele Pace Commenta


 L’aumento dello spread a causa delle tensioni con Bruxelles è costato allo Stato un miliardo in interessi. Molti si chiedono ora se ne è valsa la pena, visto che alla fine il Governo ha deciso di scendere ad un compromesso sul rapporto deficit/Pil, fino al 2,04%.

E lo spread è tornato ai livelli pre-Def, senza che l’Italia la spuntasse sulla manovra. Questa mattina infatti, lo spread segna 264 punti base, dopo essere schizzato, per molto tempo, sopra i 300 punti.

I costi in interessi

Le aste dei titoli pubblici hanno portato a rendimenti sopra il 3%, dopo un periodo in cui i rendimenti erano molto bassi, e quindi più convenienti per lo Stato, in termini di interessi. Se infatti, prima del caos Def, il rendimento dei decennali era all’1,83%, nel pieno della crisi si era arrivati al 3,36%. Per i titoli ad un anno, più venduti, il rendimento si è ampliato anche di più.

Secondo parlamentare Luigi Marattin, questo aumento dei rendimenti è costato 728 milioni di interessi. Secondo l’osservatorio Cottarelli invece, il rallentamento dello spread ha salvato l’Italia da costi più alti. Con uno spread a 300 punti, sarebbero stati 935 milioni gli interessi nel 2018 e 6,2 miliardi nel 2019. Anche Bankitalia ha fornito stime di questo genere.