I conti esteri sono ancora un problema

di Gianfilippo Verbani Commenta

I conti esteri sono ancora un problema per via della poca uniformità dei rendimenti anche se poi la convenienza sembra elevata.Ma siamo sicuri che sia così?


In questi anni si è insistito molto sul concetto di libera circolazione e non si fanno quasi più problemi, almeno nel contesto europeo, ai cittadini che si spostano liberamente da un paese all’altro. Diverso è il caso in cui gli stessi cittadini muovano i loro risparmi. In questo caso i conti all’estero sono un problema. 

Rivolgersi ad un istituto di credito estero per la gestione dei propri risparmi potrebbe essere molto conveniente perché i tassi d’interesse cambiano da paese a paese e ci sono posti in cui portare i propri risparmi garantirebbe al correntista un rendimento maggiore che rimanere in Italia. Il caso emblematico che si usa sempre è quello della Bulgaria dove i  tassi sono prossimi al 4%. 

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I consumatori interessati a far fruttare i risparmi potrebbero essere interessati all’operazione, ma sarebbe anche considerata legale? Insomma, aprire un conto all’estero per far lievitare il gruzzoletto, è possibile senza incorrere in sanzioni? L’operazione è legale ma bisogna fare attenzione agli ostacoli linguistici e ai requisiti richiesti dagli istituti di credito.

Bisogna dimostrare ad esempio di essere domiciliati nell’UE, si dovranno superare gli ostacoli linguistici perché non è detto che le banche straniere siano obbligate a fornire informazioni in inglese o nella nostra lingua. In più bisogna ricordare la tassazione del 26% introdotta a luglio dell’anno scorso per i rendimenti dai conti correnti, un’imposta che vale sia in Italia che all’estero.

Chi trasferisce soldi all’estero è comunque monitorato dal fisco e deve trasferire un bel gruzzoletto. Ci sono obblighi che qualche volta rendono poco conveniente tutto il lavoro.