Assegni? “Meglio carte di credito e bancomat”, secondo il bando inglese

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Eutanasia o morte naturale? Il confine (quando si parla di un argomento così imperscrutabile) è decisamente labile, il crinale è stretto e ripido, tanto che succede di “spaccarsi” tra favorevoli e contrari, come ricordano casi dolorosi. Per fortuna qui non si tratta di decidere del destino di questo o di quell’essere umano, sebbene la delibera del comitato governativo di Londra qualche conseguenza sulla vita della popolazione, britannica nello specifico ma c’è da attendersi accadrà anche da noi prima o dopo, sia destinata ad innescarla. Stiamo parlando della decisione di bandire l’utilizzo di assegni per i pagamenti a partire dal 31 ottobre 2018.

Questa sì che è lungimiranza! Ci sono ancora nove anni scarsi di tempo, quindi, perché i sudditi di Sua Maestà si abituino ad una rivoluzione culturale che viene dopo tre secoli e mezzo di utilizzo di questa forma di pagamento, ormai soppiantata dal ricorso a carte di credito e bancomat. «L’impiego degli assegni – ha chiarito Sandra Quinn, portavoce del suddetto comitato – si è andato riducendo spontaneamente in maniera progressiva e inarrestabile nel corso degli ultimi anni, mentre non è sceso il costo per le banche. Ecco, perciò, spiegato il motivo di una scelta che è stata già fatta altrove in Europa, in particolare nell’area scandinava e in Islanda».

Solo vent’anni addietro, in Gran Bretagna venivano emessi 3 milioni di assegni al giorno. Oggi siamo sotto il milione, e secondo alcuni dati l’abitudine è rimasta radicata solamente nelle aree rurali meno tecnologicamente avanzate. Il Regno Unito, insomma, prosegue nella propria marcia di conversione verso il pagamento con carta magnetica, tanto è vero che a Londra e nelle altre aree urbane del Paese persino il pagamento delle più banali spese quotidiane (un panino al fast-food, i biglietti dei trasporti pubblici, la prenotazione di un museo) passa ormai prevalentemente attraverso carta di credito o bancomat.