Contro il fisco solo il 30 per cento vince

di Daniele Pace Commenta


 Quando si apre un contenzioso con il fisco, il risultato non è mai garantito, anzi, secondo la Cgia di Mestre, il 45% delle volte vince lo stato, e solo il 31,5% il ricorrente si è visto riconoscere le sue ragioni. Un piccolo miglioramento rispetto all’anno 2016, ma comunque nemmeno un dato da considerare molto negativo, visto il rapporto tra le due percentuali. Possiamo dire, in prima battura, che una volta su tre il fisco sbaglia, ed è un dato di per se già molto alto. Nel 2016 il rapporto fu del 48 per cento contro il 23 per cento. La Cgia invita però anche alla riflessione sui costi dei ricorsi contro il fisco, che spesso frenano i contribuenti, e quelli anche per gli accertamenti, che sono un freno altrettanto potente con la crisi attuale. Più è complessa la pratica, più saranno alte le spese, e con il fisco italiano, spesso bisogna fare i conti con vere matasse di imposte. A volte si può arrivare a spendere anche migliaia di euro.
Poi bisogna considerare che la cartella su cui si va a fare il ricorso, anche se errata, va comunque almeno in parte pagata, in attesa dell’esito della controversia, e questa è una spesa aggiuntiva. In primo grado va pagato un terzo della cartella contestata, e prima del secondo grado, il restante. Una vera sciagura per il contribuente, che invece, in caso di vittoria, deve spesso attendere tempi lunghissimi, prima di vedersi accreditato il rimborso.