Prestiti Abruzzo tra gli ultimi in Italia

di Gianfilippo Verbani Commenta


 L’Abruzzo è una delle regioni italiane nella quale si eroga di meno. Stando al report annuale pubblicato dalla Banca d’Italia, infatti, l’Abruzzo figurerebbe in coda alla lista delle aree nazionali per volumi di credito erogato alle imprese artigiane, confermando di fatto la drammatica osservazione che era già stata effettuata da parte della Confartigianato sulla stretta creditizia operata nei confronti degli operatori imprenditoriali.

Ebbene, dallo studio effettuato dall’istituto monetario starebbe emergendo come il credito totale erogato in Abruzzo, da più di un anno, sia in rapida e continua discesa. Nel corso del 2012 il credito concesso alle imprese è stato pari a “soli” 15.718,5 milioni di euro, in calo del 3,6 per cento rispetto all’anno precedente, di cui 1.173,9 milioni di euro (- 7,7 per cento) per il settore artigiano (vedi anche prestiti imprese in calo secondo Confartigianato, del quale abbiamo parlato pochi giorni fa).

Sempre secondo quanto afferma l’analisi di Palazzo Koch, la provincia che ha risentito maggiormente della stretta creditizia è stata Pescara, con un calo del 9,5 per cento, seguita dal calo di Teramo (- 8,3 per cento), da quello de L’Aquila (- 6,6 per cento) e da quello di Chieti (- 6,5 per cento).

In particolar modo, prosegue il report, la situazione sarebbe significativamente complicata per le piccole imprese (quelle con meno di 20 dipendenti) che registrano da un lato la contrazione maggiore e dall’altro un costo del denaro più elevato (a marzo del 2013 il tasso sui crediti a breve termine era pari al 9,56 per cento, mentre quello applicato alle imprese medio grandi – cioè quelle con più di 20 dipendenti – era stato pari al 7,23 per cento, con un gap in favore di queste ultime pari a 2,33 punti percentuali).

Infine, si segnala come dal rapporto si evince come da dicembre 2010 a marzo 2013 i tassi di interesse applicati alle piccole imprese siano cresciuti dell’1,63 per cento, contro un taglio del tasso ufficiale di riferimento che nello stesso periodo è passato dall’1 per cento dello 0,50 per cento.