Conti Corrente, Prestiti e Mutui: Italia maglia nera della trasparenza, sui cittadini una tassa oscura di 350 euro

di Gianfilippo Verbani 1


 “I furbi sono sempre gli stessi”. È questa un’opinione comune, ben espressa da un proverbio in milanese che evitiamo di citarvi, che descrive la situazione italiana all’indomani della manovra correttiva da 24 miliardi di euro varata dal Governo per scongiurare il rischio di un default e di una svalutazione dei titoli di debito pubblico del BelPaese, come accaduto alcune settimane or sono in Grecia. Nella manovra, infatti, sembra non esserci traccia alcuna di interventi a carico delle banche: si bloccano i rinnovi dei dipendenti pubblici, si cancellano alcuni enti, non si  introduce alcuna tassa aggiuntiva sulle transazioni ai danni dei giganti della finanza, cosa che invece è successa altrove con previsioni di gettito di un certo rilievo (120 miliardi di dollari negli USA).

Le banche, insomma, non si toccano. Anzi possono continuare a fare i loro giochi torbidi senza che alcuno si prenda quantomeno la briga di provare a smuovere le acque. Attenzione: abbiamo volutamente parlato di “torbido” perché uno dei talloni d’Achille del settore bancario in Italia è la sua scarsa trasparenza con la clientela. Lo stesso Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, è più volte intervenuto per richiedere maggiore chiarezza relativamente ai costi delle attività degli istituti. Questo perché in Italia i cittadini spendono più di tutti gli altri “connazionali” europei per la gestione dei conti correnti.

Non solo: assieme ad Austria, Francia e Spagna, l’Italia è maglia nera d’Europa in materia di trasparenza. Problema secondario? Non proprio, almeno se pensiamo che secondo le rilevazioni di Federconsumatori nelle banche vengono praticati tassi e condizioni fuori della media, con i mutui che costano interessi più elevati dello 0,59% e i prestiti a +2,16%. Questo significa un esborso di 361 euro in più l’anno per un mutuo di 100.000 euro, con una maggiorazione di 10.830 euro a fine mutuo, e anche l’aggravio per la discrepanza sui prestiti comporta una “tassa” suppletiva che supera i 350 euro. Ci sono poi costi che vengono applicati ai correntisti più sprovveduti come l’invio di estratti conti cartacei o dell’informativa riguardante il cambiamento del tasso applicato.


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