Banche: nasce “Move Your Money”, la rappresaglia verso i grandi gruppi

di Gianfilippo Verbani 2


 Ce lo ha spiegato il capitalismo, inventando il mercato così come lo conosciamo noi e quindi regolato dalla legge della domanda e dell’offerta: a fronte di un numero “x” di risparmiatori, esistono ad esempio un numero “y” di banche che offrono determinate condizioni per la gestione del denaro dei suddetti; ognuno propone costi di gestione e tassi di interesse diversi, oppure una certa eticità nelle operazioni, e il popolo dei clienti può decidere dove portare i propri denari in base alle specifiche esigenze di ognuno. Funziona così soprattutto in America, dove un gruppo di risparmiatori mobilitatosi attraverso Facebook ha proposto di spostare i soldi (“Move Your Money”) dai conti correnti verso banche piccole, meglio se al servizio della comunità.

In sostanza la grande onda di “Move Yout Money” propone di togliere alle grandi banche, che poi sono anche quelle che hanno generato la crisi economica mondiale facendo ricorso a operazioni finanziarie spregiudicate e a super-bonus per i manager più “virtuosi” salvo chiedere agli Stati una scialuppa di salvataggio quando le cose si sono messe male, tutti i depositi così da dare un segnale di disapprovazione rispetto alla loro politica di gestione del denaro e di spostarli a vantaggio delle banche più piccole, valutando se sia opportuno concedere questo privilegio agli istituti che più si sono prodigati per aiutare la comunità.

Un tentativo di boicottaggio a tutti gli effetti, insomma, alimentato da blog come Hacktivist, per innescare una rappresaglia contro i faraonici premi che le grandi banche continuano a assegnare ai dirigenti, anche a costo di restringere il credito alle imprese e alle famiglie. A quanto pare è infatti stato vano il tentativo, messo in atto il mese scorso, del Presidente Obama di sollecitare le grandi banche ad aiutare il Paese: queste hanno acconsentito a parole, ma in pratica non si sono quasi mosse. La palla è passata ai risparmiatori, che a quanto pare hanno le idee chiare sul da farsi…


Commenti (2)

  1. facebook è un grosso canale di comunicazione e quindi è ottimale la scelta dei consumatori di muoversi tramite il social network…ora bisgona vedere se la protesta darà i suoi frutti…stiamo a vedere..

  2. Peccato che NON è nato su facebook ma su blog famoso huffington post…

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