Basilea 3 e ISC: più costi per le banche, più spese per i clienti

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Domanda, con l’impressione che per i nostri lettori sia facile facile rispondere: su chi credete che le banche abbiano deciso di scaricare i maggiori costi imposti da requisiti patrimoniali decisamente più elevati (Basilea 3) e leggi all’insegna della trasparenza? Siamo convinti che abbiate indovinato la risposta, ma per confermarla ve la diamo anche noi: sul cittadino-risparmiatore, come era ovvio attendersi. Se non altro, consoliamoci con una considerazione: il sistema funziona! Sono bastati infatti quattro mesi, dallo scorso maggio a questa fine di settembre dalle temperature frizzantine, per far partire una corsa ai rincari innescata dall’obbligo, imposto dalla Banca d’Italia a carico degli istituti di credito, di mettere a fianco di ogni conto corrente l’Isc, indice sintetico di costo annuo.

Se durante i primi giorni dopo l’introduzione della nuova misura a subire rincari sono stati i prelievi, oggi è la volta dei pagamenti. Non un argomento così circoscritto, se pensiamo che si tratta di bonifici e utenze, quindi “bollette”. Monte dei Paschi, ad esempio, non faceva pagare il bonifico permanente mentre oggi chiede 4,50 all’anno. C’è poi UBI, che offriva una domiciliazione gratuita delle utenze e invece oggi chiede 85 centesimi. Ancora MPS eseguiva bonifici via internet gratuiti, mentre invece oggi applica una commissione di un euro. Ed è spuntato anche, sempre in MPS ma con il “supporto” di Banca Popolare di Milano, un nuovo costo chiamato “rata finanziamenti per acquisti”: un euro.

Il perché di queste misure è presto spiegato, così come era molto facilmente prevedibile che a maggiori costi a carico delle banche ci sarebbe stato un supplemento di esborso da parte della clientela: anzitutto, è entrata in vigore la direttiva europea su incassi e pagamenti (Psd, Payement service directory, con decreto 11 del 27 gennaio pubblicato venerdì scorso sul sito di Bankitalia) che toglie alle banche l’introito sui giorni di valuta; in secondo luogo, è “colpa” dell’adeguamento alla maggiore trasparenza voluto dalla Banca d’Italia, con la suddetta misura Isc in testa.