Assicurazione casa calamità naturali: tutela Stato e cittadino. Giappone e Turchia, casi eclatanti

di Gianfilippo Verbani Commenta


 Nessuna assicurazione contro le calamità naturali?

Me lo sono chiesto sì. Dopo aver seguito con silenzioso trasporto – che uno, alle volte, cosa vuoi dire? – i tragici accadimenti che hanno interessato la provincia di Messina – e prima ancora la Liguria, la Toscana, il Veneto, due anni fa l’Abruzzo – ho provato impotenza e rabbia. Perché se ti metti a dichiarare guerra alle intemperie e alle catastrofi naturali, comunque vada hai perso (ma allora, dico io, non sarebbe forse il caso di tutelarlo per davvero questo benedetto pianeta?) ma anche perché se l’invito del Colle è quello di prevenire, significa che qualcosa in più (di concreto) – per evitare di tirare una riga e rendicontare di bilanci dolorosi – può essere fatta. Terremoti, alluvioni, nubifragi. La conta delle vittime e l’elenco dei danni. Prima il silenzio, dicevo, con cui a volte pare di dire tutto; poi le valutazioni a freddo.

Tutela della casa, sembra solo un dettaglio. Invece…

Allora, dopo aver visto le immagini di case pressapoco sradicate come fossero alberelli di qualche chilo di peso, me lo sono chiesto sì. Quale tipo di garanzia esiste per chi, da un giorno all’altro (che già così, viste le conseguenze ancora peggiori, pare di essere miracolati) si ritrova senza un domicilio nel quale vivere? Voglio dire: oltre alla perdita di un sacrosanto diritto che matura a colpi di rate e sacrifici; dopo l’improvviso status di in attesa di fissa dimora, quali forme di protezione spettano a coloro i quali incappano in calamità devastanti?

Un dato su tutti: l’Italia continua a essere uno dei pochi paesi europei nei quali non sussiste obbligo di assicurazione per eventi calamitosi. Vero, soldi in meno da pagare. Ma qualche piccola riflessione potrebbe servire a cambiare idea: quanto costa una casa? Cosa vi rimane senza un tetto? E’ un problema per il privato, perché in caso di necessità – e in mancanza di copertura assicurativa – occorre autotutelarsi ma lo è anche per lo Stato che ha il dovere di farsi carico delle vittime, in senso stretto e in senso lato. Lo scandalo dell’Irpinia (terremoto 1980, ancora oggi si vive in baraccopoli nell’attesa che vengano assegnate case di nuova costruzione tirate su a contributi statali) valga per tutti.

Terremoto Turchia, solo il 9% delle abitazioni era assicurato

Ancora: il problema diventa di interesse planetario se è vero – e lo è – che le catastrofi si abbattono ovunque. Anche l’Onu, in un recente rapporto, si è premurata di ribadire (alle Nazioni e ai cittadini) che di fronte alle difficoltà di ricostruzione che fanno seguito alle calamità naturali, stipulare un’assicurazione contro i danni alle proprietà può giocare un ruolo importante. Sapete cosa è successo in Turchia dopo l’ultimo terremoto? Solo il 9% degli edifici colpiti risultava assicurato. E sapete, tra le altre cose, perché? Scarsa consapevolezza del rischio verso il quale si andava incontro: tradotto, la popolazione non sapeva (o non abbastanza) che fosse zona a rischio sismico. Poi, certo, i bassi salari ci mettono il resto: che uno, appena può, prova a risparmiare su quel che non sembra fondamentale avere. Invece, poi. Le constatazioni sono almeno due.

Giappone e Nuova Zelanda, altri casi emblematici

La prima: se a monte i Paesi non investono nella riduzione del rischio da disastri ogni considerazione successiva è solo marginale, ivi compreso l’obbligo (a quel punto simile a una vessazione) dell’assicurazione. La seconda: pensate seriamente a una formula assicurativa che copra contro i danni alla proprietà, ivi inclusi quelli determinati da calamità naturali.

Lo tsunami in Giapppone, ricordate? I risarcimenti delle assicurazioni hanno toccato quota 22 miliardi di dollari; il sisma in Nuova Zelanda dello scorso febbraio? 12 miliardi di dollari sborsati dalle compagnie assicurative. Pare un dettaglio, non lo è neanche per niente.

Se conviene anche allo Stato, torna utile al cittadino due volte

Nel corso dei prossimi giorni sarà nostra cura individuare quelle, tra le polizze vigenti in materia di copertura danni causati da grandi eventi, più convenienti; non pensiate sia scontato che le maggiori assicurazioni offrano la possibilità di stipulare una polizza simile. Tutte garantiscono contro incendi, incidenti domestici, furti, danni a impianti domestici, rapina, danni provocati a terzi ed eventi atmosferici di lieve impatto mentre non sono molte le compagnie assicurative disposte ad accettare e coprire il rischio in caso di calamità.

Specie, guarda un po’, lungo quelle aree dove il pericolo esiste per davvero. Nel corso di uno degli ultimi atti ufficiali del governo Berlusconi – pensiamo alla bozza del Dl Sviluppo – era stata prevista una polizza anticalamità naturali per garantire un’adeguata e tempestiva riparazione e ricostruzione degli immobili privati danneggiati o distrutti da catastrofi naturali. I passi successivi sono di competenza del nuovo governo Mario Monti: le vaglieremo.

Con la convinzione che un intervento in tal senso – che non deve essere necessariamente oneroso ma che può tener conto, al momento della stipula della polizza di differenti variabili – va a tutelare il cittadino. E che se poi tutela anche lo Stato (uno Stato, voglio dire, che sa essere Stato), alla fine è come se avesse tutelato il cittadino non una, ma due volte.