Crisi e Assegni, diminuiscono gli scoperti

di Gianfilippo Verbani 1


 Tra le tante conseguenze negative che abbiamo più volte avuto modo di esaminare, la pesante crisi economica ha partorito anche qualche “fiore”. Chiedere per conferma ai titolari di un mutuo a tasso variabile, o se preferite a banche ed esercizi commerciali “costretti” per lavoro ad approcciare l’argomento degli assegni con il rischio di trovarsi tra le mani anche alcuni casi di “scoperti”. A quanto pare, infatti, la recessione ha indotto i consumatori ad essere più prudenti nel pianificare le spese e le imprese a limitare il numero della transazioni.Risultato: meno protesti, diminuzione degli assegni scoperti e caduta libera per il numero delle cambiali.

Questo, almeno, è quanto emerge dall’analisi sull’andamento dei protesti nelle province italiane nel corso dei primi cinque mesi del 2010, in base ai dati raccolti dalle Camere di Commercio ed elaborati da InfoCamere. Nel periodo gennaio-maggio gli effetti protestati si sono ridotti, rispetto allo stesso periodo del 2009, del 5,7% nel numero e del 14,7% in termini di importi. La diminuzione ha riguardato tutte le tipologie: gli assegni, in particolare, sono diminuiti del 14,7% per numero e addirittura del 23% d’importo (mentre il loro valore medio, considerando anche quelli “buoni”, è diminuito del 10%).

Indicatori tutti con il segno meno anche per le cambiali a vuoto, che hanno visto ridurre sia il loro numero dell’1% che il valore medio (-1,5%) con il risultato che i “pagherò” rimasti sulla carta hanno registrato una diminuzione del 2,6% rispetto al periodo di riferimento individuato nei primi 5 mesi del 2009, per un controvalore totale di poco superiore ai 770 milioni di euro, circa 20 in meno rispetto al dato dell’anno scorso. Infine, in diminuzione anche le “tratte”, strumento di pagamento residuale ma ancora in uso nel mondo degli affari. Scorporando il dato a livello locale, InfoCamere rivela che le regioni dove la popolazione è meno virtuosa (anzi: più propensa a non onorare gli impegni) sono Lombardia e Lazio (314 milioni contro 313) seguite, da lontano, dalla Campania (257).


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